INTERVISTA A FABRIZIO SCARAFILE

INTERVISTA A FABRIZIO SCARAFILE

Un giovane e validissimo tenor sassofonista pugliese D.O.C. che ha incantato numerose platee italiane con i suoi fraseggi dal sapore bop. Un ragazzo come tanti, ma con una particolare abnegazione per il jazz tanto da spingersi a viaggiare per poter studiare con i migliori Maestri e frequentare le migliori Accademie, come quella di Siena.
Un talento naturale,a mio sommesso avviso.
Ne sentiremo parlare di FABRIZIO SCARAFILE.
[img src=/data/rubriche/174u21xkl05bolje99du.jpg alt=Immagine align=sx>
1. Fabrizio, come hai deciso di diventare sassofonista?
E' stata una decisione, come dire, “stimolata” dal mio ambiente familiare; ho infatti un fratello maggiore musicista (è un direttore di coro e violinista ) e ciò mi ha influenzato, anche se in maniera molto graduale. Devo dire che da piccolo non mi interessava proprio l'idea di studiare musica, tanto meno quella di fare il musicista nella vita!! Da bambino volevo fare l'etologo! Dopo i primi (inerti) 4 o 5 anni in conservatorio dovuti anche a “infelici incontri didattici” ho cominciato a pensare che non era poi così male, la musica.
2. C'è qualche musicista della tradizione che ha particolarmente influito su di te?
Sono stato folgorato verso i 13 anni dalle prime incisioni che erano in casa :Duke, Bird, Ella, successivamente mi sono innamorato della musica di Lester Young, Ben Webster, Stan Getz, Chet, Lady Day, Mingus, Charles Lloyd, Dexter, Joe Henderson (forse il mio sassofonista preferito), Trane, Shorter. Hanno contribuito tutti e non finiranno mai di ispirarmi, loro sono la storia.
3. Ci sono dei musicisti in particolare con cui sogni di suonare?
Sarebbe un sogno per me arrivare un giorno a suonare con artisti come Herbie Hancock, John Scofield, Tom Harrell, Dave Holland. Se penso ai sassofonisti mi vengono in mente nomi come Dave Liebman, Joe Lovano, Gary Thomas, Chris Potter, Mark Turner, ce ne sono troppi per entrare in un paio di sogni!!
4. Hai mai pensato di “tradire” il tuo strumento?
Anche se il sax mi piace molto ed ormai è parte integrante della mia vita, non rappresenta tutta la musica, ma solo una parte, un colore. Non ti nascondo che non mi dispiacerebbe affatto essere un pianista o un batterista (strumenti che ho studiato e continuo a studiare, perché fondamentali secondo me per una comprensione a 360° della musica jazz)
5. La tua “ voce” è più tenore o soprano?
Penso proprio che la mia voce sia più riconducibile al tenore; anche quando suonavo l'alto (suono il tenore da 3 anni, il soprano da 5 e l'alto da più di 10) tutti mi dicevano che avevo un suono scuro, quasi da tenore. Ho sempre voluto suonarlo, in più sono convinto che l'immaginazione sia fondamentale nella creazione del proprio suono, che in fondo è la nostra impronta digitale.
6. Cosa ti emoziona particolarmente quando ascolti un sassofonista?
La magia di quando ascolto un sassofonista sta proprio nel suono. Il suono rispecchia lo stato d'animo (per certi versi il carattere, la vita) della persona che sta suonando. In una sola nota posso sentire rabbia, dolcezza, tristezza, amore, gioia, ironia, classe, protesta. Oserei dire che il suono è il vero specchio dell'anima. Ormai credo solo alle mie orecchie!
7. Hai mai pensato all'America? Pensi che oggi sia importante farsi ascoltare in america?
L'America era e rimane sempre un sogno, perché è lì che è nata questa splendida forma d'arte. E' un po' come per un architetto della Corea venire a visitare l'Italia! Riguardo al farsi ascoltare lì penso che non sia più così importante, visto che ormai l'Europa è piena di grandi musicisti jazz, tra cui molti americani. L'importante è trovare dei contesti culturali capaci di far crescere ed allo stesso tempo valorizzare chi suona.
8. Secondo te, nella scena jazz attuale c'è spazio per i giovani?
In un certo senso con la precedente risposta avevo anticipato la tua domanda! Dipende da cosa intendiamo per scena (se regionale, nazionale, europea).Attualmente se ci riferiamo alle scene più vicine a noi (puglia e Italia) purtroppo devo dire che non vedo tantissimi spazi per chi comincia a suonare jazz, tanto meno per chi si appresta a farne una professione.
9. Hai collaborato con moltissimi nomi della musica leggera come i Pooh, Lucio Dalla, Enrico Ruggieri, Renzo Arbore, Antonella Ruggero. In generale, quali differenze hai riscontrato tra il mondo del jazz e quello della musica leggera?
La stessa differenza che trovavo anche col mondo della musica classica, c'è meno libertà di espressione ed è tutto più codificato in schemi e modelli da cui non si può uscire. In generale meno spazio al contributo personale dell'artista. In poche parole, c'è meno LIBERTA'. Sì, è proprio lei che mi ha affascinato sin dagli inizi nel mondo del jazz. Ritengo che sia una cosa di vitale importanza (specie di questi tempi) e un reale privilegio quello di sentirsi libero di esprimersi attraverso una forma d'arte, nel mio caso (ma penso sia la stessa cosa per molti altri) il jazz.
10. Che formazione prediligi?
La formazione che preferisco è il quartetto. Trovo che sia il giusto equilibrio fra tutti quegli elementi (ritmo, timbro, melodia, armonia) che insieme formano un quadro completo di tutte quelle nuances espressive di cui si nutre la musica jazz.
11. A quale artista, non necessariamente un musicista, ti ispiri?
Potrebbe sembrare scontato (ma chi lo ama come me sa che non è così) fare il nome di John Coltrane. La sua musica è così piena di spiritualità e di onestà che non ha bisogno di inutili descrizioni, parla da sé, e di sé.
12. A chi vorresti dire grazie?
A tutti coloro che mi hanno dato la cosa più importante, per qualsiasi persona, cioè la fiducia in se stessi. In più grazie a tutti coloro che credono in qualcosa e vivono per essa.
13.Qual è il tuo disco preferito?
Inutile dirlo, A LOVE SUPREME( J. Coltrane, ndr).
14.Ed il tuo libro?
Lo zen e il tiro con l'arco.
15. Due meravigliose discipline votate alla massima concentrazione: ma un tuo libro del cuore?
L'anello di Re Salomone di Konrad Lorenz!
16.Quali sono i tuoi progetti futuri?
Riuscire a suonare solo quello che realmente voglio, e trovare un luogo in cui verrò apprezzato per quello che suono, cioè quello che sono.
17. Giustissimo: ma cosa hai in “cantiere” attualmente?
A livello di gruppi faccio parte del sestetto del pianista Gianni Lenoci (con cui a settembre abbiamo registrato un disco che uscirà, si spera, tra poco), del quartetto del contrabbassista Giuseppe Bassi (anche con lui abbiamo registrato ad aprile un disco che deve ancora uscire!). In più c'è anche un quartetto a mio nome, suono nella Apulia Jazz Orchestra e in “Canto General” (gruppo nato dall'idea di Roberto Ottaviano, Pino Minafra, Nicola Pisani e Vittorino Curci), insomma, c'è un bel da fare e le idee non mancano (forse un po' il tempo)!
Alceste Ayroldi
intervista edita
su jazzConvention
www.jazzconvention.net
Fonte:

Articoli correlati

Interviste

Intervista a Ivan Nossa, autore del manuale “La Legge di Attrazione per Principianti”.

10/04/2024 | Bookpress

Ivan nossa è uno scrittore e divulgatore; la sua passione per la crescita personale e la ricerca interiore lo portano a quarantasette anni a cambiare completamente perco...

Interviste

Intervista a Simon Schiele, autore del romanzo “Jäck atto III: La Stirpe Antica”.

21/03/2024 | Bookpress

Simon schiele è nato a torino nel 1996; nonostante la sua giovane età, ha già all'attivo cinque romanzi. L'autore ha mantenuto la promessa fatta al sé stesso bambino:...

Interviste

Intervista ad Alessandro Niccoli, autore del romanzo “La Ragazza che abbandonò il Destino”.

07/03/2024 | Bookpress

Alessandro niccoli è nato a s. Miniato nel 1968 ed è un avvocato e scrittore. Da sempre si batte contro le discriminazioni, e in favore dell'ambiente e degli animali; i...

424677 utenti registrati

17077901 messaggi scambiati

17579 utenti online

28003 visitatori online