NIGHTGUIDE INTERVISTA JIMMY INGRASSIA

NIGHTGUIDE INTERVISTA JIMMY INGRASSIA

NG. Raccontaci un po' di Jimmy Ingrassia e del suo percorso artistico.
 
JI. Il mio sogno è sempre stato quello di diventare un cantante, per questo sono partito dalla Sicilia e sono arrivato a Roma nel 2004. Qui ho studiato canto con i grandi nomi della musica italiana, come Edda Dell'Orso, la vocalist di Ennio Morricone. Per quanto riguarda la mia carriera, ho cominciato con Domenica In, da corista, con Mara Venier. In questi 15 anni ho fatto tante esperienze nel mondo della musica: ho vinto SanremoLab, sono stato finalista a Musicultura, ho avuto persino l'onore di cantare in mondovisione per Papa Francesco. Sono stato corista anche del programma “Amici” di Maria De Filippi, e in gara a The Voice of Italy.
Ho all'attivo un EP dal titolo “INDIFESA”, 4 singoli, ed ora è arrivato il nuovo album: “SOTTO I PIEDI DEI GIGANTI”, che è uscito il 15 ottobre.
 
NG. Ascoltando il tuo ultimo lavoro ho trovato delle parole e dei versi molto impegnati, molto forti. Come hai deciso di arrivare ad un uso così impegnato della tua musica? Di sicuro consapevole che il periodo storico predilige cose molto più leggere.
 
JI. Semplice: a me piace cantare la verità. Se devo scrivere le “canzonette” d'amore per salire in classifica e fare il lavoro confezionato ad arte per poi magari piacere solo alle ragazzine, preferisco cambiare mestiere. Le parole sono forti ed i testi impegnati perché l'epoca in cui viviamo (di certo non fra le migliori) lo richiede, quindi credo sia necessario usare questo tipo di scrittura, almeno per provare a scuotere le coscienze.
 
NG. Hai avuto ben due esperienze (anche se una da corista e una da partecipante) a due dei talent show più famosi della nostra televisione. E i talent per definizione sono visti come la sorgente di tutti i male nelle sfere della “buona musica”. Ci racconti il tuo punto di vista?
 
JI. Ero ancora acerbo, non avevo ancora capito quale fosse la mia strada e non avevo trovato una mia identità artistica. Così, come molti del resto, ho provato la strada del talent, pensando che potesse darmi l'occasione giusta per farmi notare dagli addetti ai lavori. Sono esperienze che mi hanno fatto aprire gli occhi: non ho niente contro i talent, bensì contro la formula con la quale vengono realizzati.
Io lo ideerei un talent, ma con 3 regole fisse:
 
-          Si canta in italiano
-          Si cantano brani propri o comunque inediti fin dalla prima puntata
-          E non esiste limite di età (perché la musica non ha età)
 
Poi ci sarebbero da aggiustare altre cosette, ma queste 3 regole dovrebbero essere inderogabili, in questo modo secondo me la musica ricomincerebbe a camminare.
 
NG. Ti sei avvalso di collaborazioni tecniche molto importanti. Ci puoi descrivere il tuo approccio al processo creativo dei tuoi lavori?
 
JI. Seguo in tutto la produzione artistica dei miei lavori, ci sono canzoni scritte o composte da me, ed altre che mi scrivono altri amici autori. Poi mi rivolgo ai miei arrangiatori di fiducia e insieme si decide il miglior vestito da far indossare al brano, che può nascere con la chitarra o col piano.
Quando mi propongono i brani prima di tutto li provino, in modo da capire se vocalmente possono reggere su di me, sulla mia voce, poi cerco di capire se interpretandoli posso conferirgli un valore aggiunto. Ad esempio mi hanno proposto brani molto belli ma che ho dovuto rifiutare perché cantandoli non mi facevano emozionare, o non li sentivo miei...Quando è così mi dispiace molto.
Delle mie collaborazioni vado molto fiero, perché sono nomi che lavorano abitualmente con big della musica nazionale ed internazionale, basti pensare a Valerio Calisse (uno degli arrangiatori dell'album) che collabora con Bocelli e David Foster, o Mauro Laficara, che ultimamente ha fatto da fonico a Sting e ai Depeche Mode.
Potrei andare avanti con Fabrizio Palma, Claudia Arvati, Daniele Bonaviri e via dicendo, ma ci sono tantissimi nomi importanti che hanno contribuito a realizzare questo mio album. La cosa che più mi onora però non è tanto il prestigio di averli nei credits del mio disco, bensì la loro amicizia: prima di tutto c'è stima professionale reciproca.
 
NG. E invece c'è qualche cantante con cui ti piacerebbe collaborare?
JI. Sì certo: Paolo Nutini ad esempio, o tra gli italiani, il mio mentore Ivano Fossati, Roberto Vecchioni e Caparezza.
 
NG. Questa settimana uscirà il tuo album, “Sotto i piedi dei Giganti”. Chi sono per te i giganti?
 
JI. Per “giganti” intendo il sistema, che ci schiaccia, ci appiattisce, e ci mette sempre più in condizioni da non avere alternative per contrastarlo. Tra l'altro questa frase che dà il titolo all'album è estrapolata dalla prima canzone del disco che è SETTE VITE.
 
NG. Dicci cos'è per te la musica in tre parole.
 
JI. Necessità, nutrizione, trasporto.
 
NG. Cosa ti aspetta adesso?
 
JI. Tanti concerti in giro per l'Italia e perché no, anche per il mondo.
 
NG. Ci sarà un tour?
 
JI. Assolutamente sì, lo stiamo programmando di giorno in giorno insieme alla mia produzione.
 
NG. Raccontaci 3 album che non potrebbero mai mancare nella tua collezione.
 
Sunny side up di Paolo Nutini: in quest'album si è divertito a mettere insieme canzoni di svariati generi senza seguire un omogeneità, esattamente come piace fare a me.
 
Panama e dintorni di Ivano Fossati. Il motivo è semplice: contiene la canzone “LA COSTRUZIONE DI UN AMORE”, dopo questa composizione finisce la musica.
 
Una somma di piccole cose di Niccolò Fabi: in quest'album Niccolò si è superato, secondo me ha raggiunto il livello massimo di scrittura. È un lavoro che lo consacra tra i più grandi artisti di oggi.

Intervista a cura di Luigi Rizzo

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