Fumi.... ma sei scemo?

Fumi.... ma sei scemo?

  • 04/04/2004 |

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Un gruppo di ricerca medica sulla demenza ha scoperto che tra i fumatori incalliti il declino cognitivo su base annua è cinque volte superiore rispetto a quanti non hanno mai fumato.
Basta accendere spesso una sigaretta per spegnere lentamente il cervello. A questa conclusione è giunto un ampio studio condotto su 9.209 uomini e donne dai 65 anni in su residenti in Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito, patrocinato dalla Commissione europea e appena pubblicato su Neurology, la rivista dell'Accademia americana di neurologia.
Un gruppo di ricercatori, nell'ambito dell'Eurodem, progetto europeo di collaborazione fra centri di ricerca medica relativo alla demenza, ha scoperto che tra i fumatori incalliti il declino cognitivo su base annua è cinque volte superiore rispetto a quanti non hanno mai fumato in vita loro.
Le capacità mentali dei soggetti presi in considerazione sono state verificate nell'arco di circa due anni e mezzo attraverso una serie di domande e test denominati Mmse (Mini-Mental State Examination), una scala di misura delle capacità cognitive in cui 30 punti rappresentano le migliori condizioni di funzionamento mentale, mentre il valore di riferimento che può segnalare un'incipiente demenza si colloca a 24 punti.
RASSICURAZIONE APPARENTE
Solo apparentemente rassicurante il fatto che il gruppo esaminato è sceso in media da 27,4 a 27,2 punti. Molto significativi sono infatti i dati disaggregati. Tra quanti non avevano mai acceso una sigaretta (41 per cento dei 9.209 soggetti studiati) la scala Mmse ha registrato una flessione di 0,03 punti l'anno, mentre il calo è risultato dello 0,16 tra il 22 per cento di fumatori abituali. Il rimanente 37 per cento, costituito da ex fumatori che sono riusciti a smettere prima del periodo in cui è stata condotta la ricerca, ha subito una flessione di 0,06 punti all'anno, comunque doppia rispetto ai non fumatori.
IL SIGNIFICATO DELLA RICERCA
Il senso da attribuire a questi dati è stato chiarito da Alewijn Ott, specialista di epidemiologia e biostatistica dell'Erasmus medical center di Rotterdam: "Sul piano individuale, una lieve variazione dell'Mmse non ha grande rilevanza, ma i dati dei gruppi sono più eloquenti e dimostrano che il fumo ha un impatto sulle funzioni cognitive in età avanzata".
Lo studio ha inoltre accertato che non tutti i fumatori sono uguali: un più marcato impoverimento cognitivo, com'era ovvio attendersi, è stato riscontrato tra quanti avevano fumato di più, parametro che è stato calcolato considerando il numero di anni vissuti da fumatore e, soprattutto, la media giornaliera di sigarette accese.
MITO DA SFATARE
I ricercatori sono concordi nello sfatare il mito che il fumo, fra tanti danni che provoca, possa avere almeno qualche effetto positivo sull'attenzione e sulle funzioni cognitive. È vero che la nicotina contenuta nel tabacco stimola il sistema nervoso centrale, generando così la sensazione di piacere che il fumatore cerca per affrontare meglio i momenti critici del lavoro e della vita. Ma non bisogna commettere l'errore di identificare questo stimolo con un'accresciuta funzionalità del sistema nervoso: la parvenza di benessere fornita dalla sigaretta viene pagata a caro prezzo, poiché è scientificamente acceretato che il consumo assiduo di tabacco contribuisce fra l'altro all'arteriosclerosi e all'ipertensione.
MAI TROPPO TARDI PER SMETTERE
Secondo Alewijn Ott, sono necessari ulteriori studi approfonditi per stabilire se questi ultimi o altri fattori siano responsabili del maggior declino cognitivo riscontrato tra i fumatori, del quale i meccanismi precisi rimangono ancora da individuare. Nel frattempo, il consiglio degli autori dello studio danno è uno solo: a qualsiasi età non è mai troppo tardi per smettere.
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