Nightguide intervista Gerolamo Sacco

Nightguide intervista Gerolamo Sacco


Gerolamo Sacco presenta Mondi Nuovi, quindici brano sognanti che arrivano dopo Alieno, concept album del 2013 che conteneva 21 canzoni. Gerolamo Sacco diventa cantautore dopo essere stato (ed essere tuttora) producer per anni e figura di riferimento degli studi Miraloop, la casa discografica dove ha pubblicato negli ultimi anni più di 500 produzioni, sia a suo nome che per altri artisti. Gerolamo Sacco si sta creando un nuovo pubblico grazie ai suoi pezzi in italiano, dove il produttore si fa da parte per lasciar spazio al cantante: arrangiamenti che vanno dal progressive rock alla classica sinfonica, influenze di musica d ballo e sampling. Ne abbiamo parlato con lui.





Sei diventato cantante dopo essere stato produttore per molto tempo: la tua musica era già dentro di te da tempo, o è nata dopo aver lavorato così tanto con la musica di tutti gli artisti con cui hai lavorato?
Ho sempre avuto in testa idee melodiche e ritmiche fin da quando non facevo ancora musica: da piccolo disegnavo e dipingevo tantissimo, e tuttora per me fare musica è un po' come dipingere: la traccia vuota del sequencer come una tela. Man mano che miglioravo come compositore, arrangiatore e produttore sentivo sempre più l'esigenza di avere una dimensione espressiva non legata al pentagramma, ai suoni, alla dimensione mentale e intellettuale. Avevo bisogno di qualcosa di fisico, e il canto lo è. Lavorare da produttore con i primi cantanti mi ha aiutato a rendermi conto di quanto questa componente fisica della voce potesse influenzare un'intera produzione. Il modo in cui canti un brano è in grado di cambiare il mood, il sound di una esperienza sonora in maniera totale. Se prendi un brano come Stelle Dipinte, che è un brano molto canoro, e lo fai cantare ad un altro cantante, può arrivare a veicolare tutt'altre sensazioni ed emozioni. Questo è un aspetto che si impara facendo le produzioni, proprio perché il lavoro di un produttore è cucire un vestito su misura per l'artista. Ho iniziato a studiare canto piuttosto tardi, avevo già trent'anni quando ho cominciato. Ho dovuto studiare ma ora sono davvero contento di averlo fatto, perché il canto mi ha dato la
possibilità di avere uno strumento nuovo che porto sempre con me, e che ha caratteristiche molto particolari.


Hai detto che Mondi nuovi è un viaggio, e che un viaggio è anche ciò che ci aspettiamo di trovare all'arrivo: cosa ti aspettavi di trovare alla fine di Mondi nuovi, e l'hai trovato? E se davvero hai lasciato la terra, dove sei andato?
La vita non è sempre quello che ti aspetti. Dobbiamo essere preparati a questo. Le risorse che durante la vita ti salvano, ti proteggono e ti nutrono sono sempre dentro di te. Si può e si deve contare anche sugli altri, ma poi è dentro di noi che troviamo le risposte che ci servono. Così la storia di questo protagonista che se ne va nello spazio e lentamente scopre se stesso fino a realizzarsi completamente è un po' la storia di tutti coloro che devono compiere un percorso. Come un off-road movie che ti fa compiere un viaggio mentre stai seduto sul divano, Mondi Nuovi è un'ora di immersione totale in questa dimensione. Ognuno lo vive in base alla propria esperienza! Per esempio, ora mi piacerebbe sapere quale influenza abbia avuto su di te.


Casa mia, il singolo che hai scelto per aprire il disco, parla della necessità di salvaguardare il nostro pianeta: è un sentimento che (finalmente) pare essersi esteso a molte altre persone. Pensi che la musica abbia il potere di svegliare davvero la gente, di farci dare una mossa quando ce n'è bisogno?
Dieci anni fa, quando avevo appena inaugurato la mia casa di produzione discografica, scrissi un brano chiamato “Venere”, che sta nel primo disco cantato “Alieno”. Partendo dal fatto che Venere un tempo fosse pieno di acqua, mari e oceani, tutta evaporata per l'effetto serra, e considerando che stiamo facendo di tutto per far diventare la Terra come Venere, il brano è una specie di rap al vocoder dove ci sono i venusiani che propongono uno “scambio di pianeta” con i terrestri. Erano anni fa. Io ho sempre lavorato su questi temi poi sì, ora sono venuti fuori. La musica, non solo la musica ma tutta l'arte in generale, ha questo potere. Anche se un brano non diventa famoso, è come se piantasse un seme. E sono convinto che tutti questi temi siano usciti grazie soprattutto a quello che hanno fatto gli artisti.


Il tuo primo disco, nonché concept album, si chiama Alieno. Questo si chiama Mondi nuovi: è una mia impressione o sei alla costante ricerca di qualcosa di nuovo da scoprire, o qualche posto nuovo da visitare?
Racconto me nella dimensione umana in modo metaforico. Quello che voglio comunicare è una visione diversa della realtà che ci circonda. Pensaci, stiamo tutti compiendo un viaggio meraviglioso, siamo ospiti su questo pianeta e facciamo questo lungo viaggio. Ma quello che unisce Alieno con Mondi Nuovi è lo sguardo che viene usato per raccontarlo. Uno sguardo a tratti tagliente e bastardo, a tratti divertente, anche malinconico a volte, sicuramente non
immediato. In Alieno c'è un pezzo che dice “Nuvole coprono le stelle che brillano per gente che, tanto, non le guarda più”. È un po' il tema di “Guardo la luna e penso che non capirò, ancora, la bellezza che ho...”. Mondi Nuovi sarebbe la continuazione di Alieno, ma ogni giorno che passa mi rendo conto di come le storie si intersechino fra di loro: potrei addirittura unirli. Nei temi che tratto il viaggio è una dimensione narrativa, ma non è il concetto base. Sembrerei molto più profondo se raccontassi la storia di una tizia che deve traslocare o che ha perso il lavoro, i problemi della vita. Se facessi questo la gente sentirebbe sicuramente più vicinanza, ma non è assolutamente quello che voglio fare. Non voglio farlo perché dietro quei meccanismi della società che poi le persone toccano con mano nella loro quotidianità, c'è alla base un sistema poco umano, molto superficiale, un po' crudele, che io voglio combattere, anche se nel mio piccolo posso fare poco. Quando si sente il bisogno di sentire la bassezza della quotidianità anche nelle canzoni, allora significa che il sistema ha vinto su tutti i fronti. Noi uomini ci abituiamo ad essere ammaestrati, alle cose più assurde. E quando arriviamo al punto da voler sentire i problemi della quotidianità nelle canzoni, allora è il caso di compiere un viaggio che cerca anche solo per un'ora di darti una visione diversa della realtà.


La tua musica è rock, psichedelia e sperimentazione: quali sono le tue influenze, quali dischi ti sono entrati in testa quando scrivevi queste canzoni?
Adoro le cose psichedeliche! Ho un sacco di vinili degli anni '70. Dai Can a Klaus Schulze, ai primi Pink Floyd, ho di tutto. In realtà nella produzione di Mondi Nuovi ho preso molte ispirazioni dai produttori che fanno la musica per il cinema, come M83. Ci sono alcuni brani come Cinema, Buonanotte Terra e Sarà Già Passato Tutto la cui composizione va incontro allo standard della musica che si fa nei film di fantascienza. Ho cercato di fare in modo che testi e voci avessero una parte predominante, ma che l'esperienza sonora fosse totale. Anche per dare qualcosa in
più all'esperienza del viaggio. Mi sono molto divertito a campionare, infatti trovi suoni diversissimi in ogni brano. Detto questo, ogni brano è come fosse un suo genere musicale. Casa Mia a livello di produzione è un dub fatto e finito che gira in terzine, mentre Deserto dietro alla canzone italiana cela una base progressive techno rallentata, Cinema è una Sci-fi OST tipica e poi ci sono cose totalmente senza riferimenti, pura ispirazione senza regole, come “il Mondo di Fianco”. Ho cercato di creare un mondo per ogni canzone!

gerolamo sacco, interviste musica, mondi nuovi

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