Benvenuti nel favoloso, ed eclettico, mondo di Yann Tiersen

Benvenuti nel favoloso, ed eclettico, mondo di Yann Tiersen

Sold out tutte le date italiane del tour di Yann Tiersen, reduce, lo scorso 15 febbraio, dalla pubblicazione del suo ultimo lavoro, All.
 
Il compositore e polistrumentista, nato a Brest negli anni '70, possiede mille anime: quella classica del pianoforte e del violino, suonati con maestria sin dall'infanzia, quella punk, sperimentata da ragazzo in diverse band, e quella elettronica dei sintetizzatori. Il live bolognese del 17 marzo, all'Auditorium Manzoni, ha visto in scena tutte le sonorità del DNA dell'artista che hanno saputo regalare agli spettatori un'esperienza immersiva ed empatica.
 
A dare il benvenuto al pubblico il solo suono del pianoforte di Tiersen, unico protagonista assoluto delle prime tre tracce eseguite. È a Porz Goret che comincia il viaggio, per poi proseguire tra le onde di Naval e nei vicoli della Parigi di Amélie Poulen con La Dispute.
 
Dal particolare all'universale, dall'individuale a All: con le tracce del nuovo album il live diventa subito corale. L'isola bretone di Ouessant, l'Arcadia del compositore, luogo miracoloso e fonte d'ispirazione, ritorna ad essere ancora una volta, come in Eusa, un organismo vivente, totalizzante, in cui la musica si sposa al creato diventando un profondo rito di gratitudine. L'ammaliante voce di sirena di Emilie Tiersen, i rintocchi delle campane tubolari e l'intricato tessuto sonoro fatto di piano, percussioni, violino, clavicembalo, vibrazioni elettroniche e field recording di Madre Natura danno forma al paesaggio dell'isola assieme alle riprese aeree del locus amoenus proiettate nel corso della performance musicale. Durante il concerto si respira l'odore della terra e l'aria incontaminata della foresta, ci si riempie gli occhi di mare blu e di scogliere al sole, si corre nel verde, ci si ferma a pensare, si vive un'esperienza catartica, totalizzante, sinestetica. I muri del teatro si deflagrano e con Koad, probabile omaggio allo Schumacher College, uno dei più importanti studi di ecologia, si vola in una foresta di sequoie nel Devon per poi entrare nel sole con Heol e fluire nello scorrere del tempo con Bloavezhoù. Quello di Tiersen è un inno a tutto ciò che rischia di essere in via d'estinzione: all'ambiente, tema attuale oggi più che mai, agli idiomi minoritari, come il bretone, lingua scelta per la maggior parte delle tracce cantate di All, all'analogico vs il digitale e l'iperconnessione da smartphone (ahimè, attivi perfino durante il concerto). Anche solcare l'Oceano Atlantico dalla poltrona di un auditorium diventa possibile se a capo della spedizione risiedono vibrazioni ancestrali, telluriche, tribali che consacrano la dea musica lontano dal vortice delle metropoli e della tecnologia.
 
Lasciata l'isola, un turbinio di virtuosismi prende possesso del palco con il violino veloce di 7PM e con gli strumenti, le voci e i suoni elettronici che si mescolano in un climax ascendente di pathos e coinvolgimento. Chapter 19 parla di “una speranza che è fisica, così come spirituale”, come quella nel futuro e nelle prossime nuove generazioni cullate da Pell (che in bretone significa lontano), ninna nanna con cui i coniugi Tiersen addormentano il figlio assicurandogli sogni fatti di nuvole e di natura incontaminata.
 
Articolo a cura di Elisabetta Severino.
Foto a cura di Moris Dallini.

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