Nightguide intervista Ottodix

Nightguide intervista Ottodix


Entanglement, il nuovo lavoro di Ottodix, è in uscita il 27 Marzo per Discipline Records, distribuito da Master music: si basa sul concetto di entanglement quantistico, che assume che due oggetti, o due eventi, che si trovano distanti nello spazio possano influenzarsi in tempo zero. Entanglement è un disco che fa amare anche la fisica, cosa che suona strana per chi esce da un liceo italiano, ma parla anche di ambiente con Pacific Trash Vortex, una canzone che racconta della prima isola artificiale mai creata dall'uomo, un cumulo enorme di rifiuti che fluttua nel Pacifico, e spiega come esista una rete che connette tutto e tutti, tutte le cose e tutti gli avvenimenti: il mondo è un fitto intreccio di relazioni e connessioni che si influenzano a vicenda. Piante, uomini e animali si spostano da sempre, e ogni passo che fanno genera una conseguenza da qualche altra parte.


Domanda conoscitiva: hai il nome di un pittore che fu inviato sul fronte della prima guerra mondiale dall'impero austroungarico per dipingere la gloria della guerra e che tornò dopo aver dipinto l'orrore della guerra, trasformandosi in un boomerang vendicativo e clamorosamente onesto. Senti di essere la stessa cosa?
Essendo Otto Dix nato a Gera, credo fosse stato reclutato nell'esercito regolare dell'Impero Tedesco, raccontando gli orrori della guerra e del dopoguerra solo al suo rientro. Altri pittori come lui (anche i nostri futuristi, grazie a Dio) all'epoca si scontrarono sul campo con la realtà nuda e cruda, al netto della propaganda nazionalista, e ne uscirono a pezzi. La scelta del nome Ottodix per il mio progetto diventa ogni anno più curiosa, poiché era nata quasi per gioco tra me e il chitarrista fondatore Antonio Massari (ancora al mio fianco). Eravamo studenti di Accademia di Belle Arti a Venezia nei primi anni '90 e si cercava il nome di un pittore che suonasse “pop” e che si prestasse per dei giochi alfa numerici coi loghi. Otto Dix era perfetto. Solo pian piano, con gli anni, la mia scrittura è diventata sempre più affilata e attenta al contesto social-sociale, all'impoverimento culturale e alle tante derive trash o di alienazione, che sono sotto gli occhi di tutti. Questa attenzione al dramma e la critica caustica della società sono in effetti molto vicine allo spirito di Otto Dix (il pittore). Questa coincidenza mi riconcilia con la scelta del nome un po' superficiale fatta all'epoca degli studi, e che onora oggi maggiormente il titolare di quel nome, che per inciso è uno dei miei artisti preferiti del '900.
Riguardo all'onestà intellettuale, credo che sia il motivo per cui sono ancora a galla in qualche modo nel panorama musicale italiano dopo sette album e una raccolta, nonostante la mia figura non sia molto nota al di fuori dell'underground. Mi sono dedicato con coerenza, alla ricerca di contenuti critici nuovi e alla complessità, cercando di farli diventare la mia peculiarità: la mia cifra stilistica, unita all'arte contemporanea di cui mi occupo. Puoi immaginare quanto poco paghi questo atteggiamento a livello di like, di follower e di esposizione mediatica mainstream in musica, ma è davvero un toccasana per la mia coscienza. Oggi sono molto più felice di fare musica rispetto a quando sono partito, alla strenua ricerca di successo e visibilità in ambiti più electro pop, tra gli uffici delle varie case discografiche “major” di Milano. Oggi mi confronto con artisti veri e faccio quello che voglio senza sconti o paletti, ed è un balsamo.


Ti basi sul fenomeno dell'entanglement quantistico per Entanglement, il tuo nuovo disco: ti opponi all'idea che oggetti distanti non possano influenzarsi in tempo zero. E' la fisica applicata alla realtà, credo: se (esempio) Trump dice che Gerusalemme deve essere completamente israeliana succede un casino in Palestina. In tempo zero. E' di questo che stiamo parlando? Altrimenti correggimi, perché la cosa mi interessa.
Il succo dell'operazione artistica “Entanglement” è all'incirca quello che descrivi. Tuttavia, tengo a sottolineare che sono un artista e non un fisico delle particelle, quindi il mio gioco è quello di suggerire metafore poetiche ispirate dalla scienza, senza la presunzione di applicare temi così tecnici alla realtà oggettiva dell'uomo. L'Entanglement è un fenomeno ancora ampiamente incerto e dibattuto, ma è interessante lo scenario filosofico che apre e l'apertura di vedute a 360° degli orizzonti dello spazio-tempo che comporta. In sintesi, mi interessava scovare un fenomeno scientifico che suggerisse il profondo intreccio e la correlazione che esiste tra tutte le componenti della realtà; che il principio di causa-effetto non è mai stato così immediato nel globo come oggi, in cui tutto è iper-connesso: dalle rotte di navi e aerei, alle connessioni web, ai satelliti, all'economia globale, fino alle fake news. Questo ha come conseguenza dei risvolti immediati nei cataclismi ambientali, sanitari, politici, sociali e macroeconomici. Oggi l' “effetto Butterfly” è molto più visibile agli occhi di tutti perché procura effetti devastanti e macroscopici. Bisogna essere in malafede per sostenere che certi fenomeni siano sempre esistiti, che una ragazzina si stia inventando tutto per fare gli interessi dei poteri forti, come se ciò che sta succedendo ovunque non fosse frutto dell'abuso di quegli stessi poteri.
Già col precedente album “Micromega” ho iniziato una feroce ricerca della spiegazione scientifica alle dinamiche collettive umane, all'idiozia collettiva, al perché certe cose succedano se guardate su vasta scala. Su quella scala sembriamo sciami o fenomeni matematici che credono di avere il libero arbitrio, ma invece rispondiamo a disegni più ampi quando ci muoviamo collettivamente. Con “Entanglement” prendo spunto dalla scienza ripartendo dalla puntata precedente, e conduco l'ascoltatore nei territori di due dimenticate materie fondamentali: la geografia e la storia mondiale. Sono le due materie che meglio spiegano la contemporaneità e che - guarda caso - sono le più estromesse dai programmi di studio. Con la geografia sai dove sei tu e dove sta il resto rispetto a te, con la storia sai il perché, ne hai memoria e soprattutto ti ricordi che noi europei non siamo al centro del mondo. Ci sono culture e storie alternative alle quali noi occidentali dobbiamo moltissimo (ad esempio, la storia della biblioteca di Baghdad).


Il tuo singolo di lancio, Pacific Trash Vortex, parla dell'isola di rifiuti che si trova nel Pacifico, forse la prima isola artificiale involontaria mai creata. Credi che raccontare queste cose in musica aiuti a raggiungere più persone, rendendole consapevoli di quello che succede?
Non ho l'ambizione di cambiare il mondo, quanto quella di criticarlo ferocemente finché me ne darà motivo. Il problema dell'inquinamento “fisico” dei mari è una sorta di pretesto per la canzone che imbastisce un parallelismo amaro tra il trash negli oceani e il trash verbale, dilagante nei social come una cloaca. La bile, il veleno riversato, le “patacche”, le notizie false, la manipolazione untuosa e priva di scrupoli, lo svilire la cultura sdoganando via via gli atteggiamenti più bassi della pancia, la politica del “rutto libero”, della demagogia, la violenza verbale che contamina tutti nel mare digitale. Questo atteggiamento sociale spiega anche come l'uomo riesca a insozzare il mare concretamente, nonostante l'acqua sia la più grande e principale forma di sostentamento che abbiamo. “Entanglement” infatti è soprattutto un grande monumento all'acqua e al mare che tutti ci unisce e che fa da conduttore naturale alle nostre tensioni e ai nostri scambi, positivi o negativi che siano. È un album-viaggio per continenti e oceani negli abissi, a bordo di un Nautilus, alla ricerca di cosa ci abbia ridotti così, ma anche di ciò che ancora ci accomuna tutti. E anche un viaggio alla ricerca di isole, intercapedini di silenzio, merce sempre più rara.


Dopo il Micromega show, che fra l'altro è ancora in giro, c'è l'Entanglement live show: 9 canzoni e 5 intermezzi riproposti integralmente dal vivo con installazioni, visual e proiezioni. Ci racconti qualcosa in più o ti hanno vietato di fare spoiler di alcun tipo?
Grazie a Dio sono il titolare della mia “azienda creativa”, quindi posso raccontarti tutto, anzi, devo! È il bello dell'indipendenza artistica, almeno quello. Lo spettacolo, sulla falsa riga del precedente “Micromega”, che ebbe un ottimo riscontro di pubblico, presenterà questo giro del mondo per canzoni-continente (compreso il Pacific Trash Vortex), attraversando anche le isole remote. Le canzoni saranno intervallate da alcuni brani ambient elettronici strumentali dedicati agli oceani e alle regioni polari. Attraverso i miei interventi e la registrazione di alcune riflessioni geo-storico-scientifiche, i testi dei brani saranno integrati con molto materiale di ricerca che ho raccolto. Sul palco ci sarà una grande sfera sospesa, un mappamondo ideale, su cui verranno proiettati spettacolari visual. Ci sarà la band, ovviamente, tanta elettronica e laddove sarà possibile anche il quartetto d'archi che mi segue da tre album e che trasforma l'Ottodix Ensemble in qualcosa di unico nel suo genere in Italia. Sono le cose che azzardava Bjork e che solo un pazzo senza una lira come me può tentare di riproporre. L'album è un itinerario geografico preciso, quindi la scaletta verrà eseguita integralmente identica a quella del disco, con qualche sorpresa tratta dal vecchio repertorio, ma sempre molto pertinente al momento dello spettacolo. Debutteremo al Teatro Fonderia Aperta di Verona il 14 marzo, poi in altri luoghi incredibili come musei, ex abbazie, Biennali, festival della scienza, filosofici ecc. Le date saranno pubblicate su www.ottodix.it


Domanda tecnica: da ragazzina, a scuola, odiavo la fisica. Se cerchi di insegnarmi formule a caso senza farmi capire a cosa servono finisce che non ti sopporto ma, dopo quasi 20 anni, mi rendo conto che in realtà non c'è niente di più affascinante della fisica! Come facciamo a spiegarla in modo che non esploda il cervello alla gente?
Con Micromega mi sono posto esattamente questo obiettivo: “Come comunicare alla gente l'utilità della scienza applicata alla realtà?” Ho deciso di lasciare perdere il resto: lo scopo era comunicare l'importanza filosofica e poetica della verità scientifica, non confutabile (fino a prova scientifica contraria). Ha funzionato: dopo tre anni di preparazione e documentazione ho messo in scena spiegazioni, parallelismi e risonanze con la vita tangibile dell'uomo. Questo piace molto al pubblico, perché la scienza è forse l'ultima boa di verità a cui possiamo aggrapparci in mezzo a un mare di balle, mistificazioni e imbrogli. La figura del divulgatore, che si tratti di Piero Angela, di Fabio Peri, Stefano Mancuso o Telmo Pievani (che collaborano con i Deproducers), o dell'astronauta, oggi è sempre più percepita come rifugio dallo squallore della realtà. Le persone hanno bisogno di risposte ai grandi temi, sempre. Arte, politica, musica, non le cercano né le danno più - se non in rarissimi casi. È troppo difficile, troppo complicato.
L'alternativa che resta quindi è cercarle nella scienza o credere ai maghi, ai complotti, agli ufo o alla religione, come in tutti i periodi di oscurantismo. È più facile e ti esenta dal pensare, dati alla mano. Meglio la prima, no? Credo che Micromega ti piacerebbe proprio; analogie e risonanze tra banchi di pesci, microrganismi, sciami, collettivi di molecole e società umane, espansioni a spirale delle galassie legate a come noi sviluppiamo inconsapevolmente le metropoli (le formule matematiche sono le stesse), geometrie ricorrenti, paradossi della fisica e ragionamenti sulla relatività del punto di vista. E molto altro...


Ultima domanda: vedi il futuro? Perché secondo me con Europhonia ci hai preso in pieno.
Il futuro europeo lo vedo davvero nero, come dico nella canzone. Noi europei siamo come amanti che si seducono continuamente, ma non si ameranno mai davvero. Eppure siamo tutti geograficamente e storicamente a bordo della stessa barca... isolarsi, tradirsi e ignorarsi a bordo di una bagnarola alla deriva è la cosa più anacronistica e inutile del mondo. Tuttavia il messaggio di “Entanglement” (fenomeno fisico e album) è decisamente positivo, perché in ambedue i casi ci dice che tutto è strettamente aggrovigliato, interconnesso, inestricabile. Tanto vale trovare una via comune, e quella via può soltanto essere la risultante di forze contrapposte. A proposito di fisica.
 

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