Incontro con la scrittrice Licia Allara
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04/06/2020 | Bookpress
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Licia Allara è nata e cresciuta in Piemonte e dal 2003 ha vissuto in giro per l'Europa: prima in Germania, poi in Svizzera e quindi in Portogallo, a Cascais, dove vive attualmente. Laureata in Economia Politica, dal 2017 dopo aver lavorato come consulente aziendale cambia completamente ambiente di riferimento e comincia a collaborare con una piccola ONLUS italiana. Pubblica nel 2019 “Lettera alla sposa” per Europa Edizioni.
«Ci presenti il tuo nuovo romanzo Lettera alla sposa?».
Lettera alla Sposa è un romanzo breve, atipico. In una cittadina di provincia, per il matrimonio dell'anno, c'è grande attesa, narrata attraverso una carrellata di personaggi che sono, a vario titolo, legati all'evento. In realtà, il vero fil rouge che li unisce e che accompagna il lettore durante la storia sono le occasioni della loro vita: non viste, non colte, perdute. È l'inconsapevolezza del vivere che porta il lettore, in un crescendo di attesa, verso un epilogo a sorpresa che capovolgerà l'impianto narrativo del romanzo. E ne spiegherà, finalmente, il titolo.
«Quali sono i motivi che ti hanno spinta a scrivere la tua storia?».
Lettera alla Sposa nasce 19 anni fa (!), su un volo Milano-Parigi, dopo aver comprato un quadernino a fiori e una matita al duty-free. L'ho scritto d'un fiato, in condizioni non proprio ottimali; a quei tempi lavoravo a Milano, facevo la pendolare, avevamo due figli piccoli e un cane enorme. Scrivevo in aereo, in treno, nei ritagli di tempo. Prima, non avevo mai scritto nulla. Cosa mi spinse? La scusa me la diedero un paio di libri di successo che trovai illeggibili. Mi dissi: “per tanto così, so scrivere anch'io!” In realtà, penso avessi un bisogno di dire qualcosa, un disagio da esprimere, anche se non ben focalizzato. La scrittura, ho scoperto, dà forma a pensieri solo intuiti, è maieutica. Una piccola psicanalisi casalinga.
«Sono tanti i personaggi che abitano il tuo romanzo, tutti finemente caratterizzati: gli sposi, il prete inquieto, il fioraio presuntuoso, l'organista misterioso, la zia zitella, l'ex fidanzato geloso e l'amica disillusa. Devo ammettere che ho avuto una certa predilezione per la figura e la storia dell'organista. Qual è il carattere che hai amato di più delineare, e perché?».
Sicuramente l'organista; è il personaggio più complesso e la chiave di volta della storia. È un personaggio che la vita partorisce due volte, e che ha il coraggio di sceglierla, la sua seconda vita. Quanti, nella sua situazione, si sarebbero rimessi in discussione fino a tal punto? L'organista è colui che esplicita il messaggio che il romanzo vorrebbe passare. È colui che vorremmo essere, a un certo punto della nostra storia, e spesso ce ne manca il coraggio.
«Hai affermato: "Questa storia racconta di piccoli e grandi segni, di piccole e grandi occasioni, colte e perdute". Cosa intendi con queste parole?».
Molti personaggi di Lettera alla Sposa sono narrati dal punto di vista delle loro scelte, che molto spesso sono “non scelte”. Il corso della vita di ciascuno di noi è deciso dalle scelte che facciamo, piccole o grandi che siano; la vita stessa ci presenta ogni giorno occasioni per fermarci a riflettere, per capire che il corso della nostra vita non è lì immutabile ad aspettarci, ma dovremmo costruirlo noi ogni giorno, consapevolmente.
I personaggi del romanzo spesso neppure si accorgono delle occasioni che la vita presenta, e quando le vedono per lo più non le colgono, segnando inconsapevolmente la loro vita. Anche il non scegliere è una scelta, in fondo.
«Vorresti condividere con noi e commentare una citazione alla tua opera che ti sta particolarmente a cuore?».
“L'organista si era materializzato nell'attimo in cui aveva cominciato a suonare, quasi la musica potesse dargli una corporeità che altrimenti non possedeva. A guardarlo, non era persona insignificante, con la barba grigia folta e un poco incolta, gli occhi azzurri e profondi, il viso scavato di chi ha vissuto intensamente. Eppure, passava inosservato, come se sgusciasse tra le particelle d'aria, come se facesse parte di un altro mondo.”
È l'incipit del capitolo sull'organista. Mi sta particolarmente a cuore non solo perché introduce il personaggio a cui sono più affezionata, ma perché credo evochi in poche righe la spiritualità della seconda vita del personaggio, così distante dalla sua prima vita, raccontata nelle pagine a seguire.
«Quali sono le opere e gli autori che ti hanno ispirata maggiormente?».
Ho sempre amato leggere, qualche classico e soprattutto narrativa contemporanea. Prediligo narrativa non di genere, anche se gialli e thriller mi piacciono molto.
Ai tempi della prima stesura di Lettera alla Sposa, ricordo che mi avevano colpito alcuni scrittori italiani contemporanei: i primi libri di Maurensig, qualche opera di Baricco. E i personaggi di alcuni classici li si porta nel cuore, penso a Ritratto di Signora di James, o Orgoglio e pregiudizio della Austen. Difficile dire a chi ci si ispira; penso piuttosto che tutte le letture sedimentino negli anni, servano da base inconsapevole per lo sviluppo di una storia, di uno stile personale.
«So che collabori attivamente con una ONLUS italiana che si occupa della cooperazione per lo sviluppo e per l'integrazione delle culture. Vuoi raccontarci qualcosa di questa tua interessante e ammirevole attività?».
Nel 2013, insieme al mio figlio maggiore, ho trascorso un mese in un orfanotrofio in Zambia. È un'esperienza che mi ha cambiato la vita; al ritorno, confusa e in cerca di aiuto per concretizzare un progetto a lungo termine, ho contattato Guardavanti: per il futuro dei bambini ONLUS che aveva progetti nel Paese africano. Ne è nata una collaborazione che si è sviluppata nel tempo; da qualche anno collaboro pro bono, occupandomi soprattutto di progetti estero e di comunicazione.
Da quel lontano 2013, sono tornata in Zambia ogni anno, inizialmente per visitare i bambini dell'orfanotrofio e seguire il progetto ad esso legato, poi allargando le attività a quelle dell'associazione. Sono stata colpita, come accade a molti, dal “mal d'Africa” e dopo tutti questi anni ho una grande famiglia in Zambia: bambini, amici, collaboratori. Quest'anno ho dovuto posticipare il viaggio a causa del Coronavirus, spero in autunno di poter tornare!
Titolo: Lettera alla sposa
Autore: Licia Allara
Genere: Narrativa contemporanea
Casa Editrice: Europa Edizioni
Collana: Edificare Universi
Pagine: 116
Prezzo: 12,90 €
Codice ISBN: 978-88-938-49-760
Contatti
https://www.facebook.com/LiciaAllaraPage/
https://www.instagram.com/liciaallara/
https://www.allaralicia.com/
https://www.youtube.com/watch?v=Ku9D0cckoos&feature=youtu.be
https://www.europaedizioni.com/prodotti/lettera-alla-sposa-licia-allara/
https://www.amazon.it/Lettera-alla-sposa-Licia-Allara/dp/8893849763
https://www.ibs.it/lettera-alla-sposa-libro-licia-allara/e/9788893849760
«Ci presenti il tuo nuovo romanzo Lettera alla sposa?».
Lettera alla Sposa è un romanzo breve, atipico. In una cittadina di provincia, per il matrimonio dell'anno, c'è grande attesa, narrata attraverso una carrellata di personaggi che sono, a vario titolo, legati all'evento. In realtà, il vero fil rouge che li unisce e che accompagna il lettore durante la storia sono le occasioni della loro vita: non viste, non colte, perdute. È l'inconsapevolezza del vivere che porta il lettore, in un crescendo di attesa, verso un epilogo a sorpresa che capovolgerà l'impianto narrativo del romanzo. E ne spiegherà, finalmente, il titolo.
«Quali sono i motivi che ti hanno spinta a scrivere la tua storia?».
Lettera alla Sposa nasce 19 anni fa (!), su un volo Milano-Parigi, dopo aver comprato un quadernino a fiori e una matita al duty-free. L'ho scritto d'un fiato, in condizioni non proprio ottimali; a quei tempi lavoravo a Milano, facevo la pendolare, avevamo due figli piccoli e un cane enorme. Scrivevo in aereo, in treno, nei ritagli di tempo. Prima, non avevo mai scritto nulla. Cosa mi spinse? La scusa me la diedero un paio di libri di successo che trovai illeggibili. Mi dissi: “per tanto così, so scrivere anch'io!” In realtà, penso avessi un bisogno di dire qualcosa, un disagio da esprimere, anche se non ben focalizzato. La scrittura, ho scoperto, dà forma a pensieri solo intuiti, è maieutica. Una piccola psicanalisi casalinga.
«Sono tanti i personaggi che abitano il tuo romanzo, tutti finemente caratterizzati: gli sposi, il prete inquieto, il fioraio presuntuoso, l'organista misterioso, la zia zitella, l'ex fidanzato geloso e l'amica disillusa. Devo ammettere che ho avuto una certa predilezione per la figura e la storia dell'organista. Qual è il carattere che hai amato di più delineare, e perché?».
Sicuramente l'organista; è il personaggio più complesso e la chiave di volta della storia. È un personaggio che la vita partorisce due volte, e che ha il coraggio di sceglierla, la sua seconda vita. Quanti, nella sua situazione, si sarebbero rimessi in discussione fino a tal punto? L'organista è colui che esplicita il messaggio che il romanzo vorrebbe passare. È colui che vorremmo essere, a un certo punto della nostra storia, e spesso ce ne manca il coraggio.
«Hai affermato: "Questa storia racconta di piccoli e grandi segni, di piccole e grandi occasioni, colte e perdute". Cosa intendi con queste parole?».
Molti personaggi di Lettera alla Sposa sono narrati dal punto di vista delle loro scelte, che molto spesso sono “non scelte”. Il corso della vita di ciascuno di noi è deciso dalle scelte che facciamo, piccole o grandi che siano; la vita stessa ci presenta ogni giorno occasioni per fermarci a riflettere, per capire che il corso della nostra vita non è lì immutabile ad aspettarci, ma dovremmo costruirlo noi ogni giorno, consapevolmente.
I personaggi del romanzo spesso neppure si accorgono delle occasioni che la vita presenta, e quando le vedono per lo più non le colgono, segnando inconsapevolmente la loro vita. Anche il non scegliere è una scelta, in fondo.
«Vorresti condividere con noi e commentare una citazione alla tua opera che ti sta particolarmente a cuore?».
“L'organista si era materializzato nell'attimo in cui aveva cominciato a suonare, quasi la musica potesse dargli una corporeità che altrimenti non possedeva. A guardarlo, non era persona insignificante, con la barba grigia folta e un poco incolta, gli occhi azzurri e profondi, il viso scavato di chi ha vissuto intensamente. Eppure, passava inosservato, come se sgusciasse tra le particelle d'aria, come se facesse parte di un altro mondo.”
È l'incipit del capitolo sull'organista. Mi sta particolarmente a cuore non solo perché introduce il personaggio a cui sono più affezionata, ma perché credo evochi in poche righe la spiritualità della seconda vita del personaggio, così distante dalla sua prima vita, raccontata nelle pagine a seguire.
«Quali sono le opere e gli autori che ti hanno ispirata maggiormente?».
Ho sempre amato leggere, qualche classico e soprattutto narrativa contemporanea. Prediligo narrativa non di genere, anche se gialli e thriller mi piacciono molto.
Ai tempi della prima stesura di Lettera alla Sposa, ricordo che mi avevano colpito alcuni scrittori italiani contemporanei: i primi libri di Maurensig, qualche opera di Baricco. E i personaggi di alcuni classici li si porta nel cuore, penso a Ritratto di Signora di James, o Orgoglio e pregiudizio della Austen. Difficile dire a chi ci si ispira; penso piuttosto che tutte le letture sedimentino negli anni, servano da base inconsapevole per lo sviluppo di una storia, di uno stile personale.
«So che collabori attivamente con una ONLUS italiana che si occupa della cooperazione per lo sviluppo e per l'integrazione delle culture. Vuoi raccontarci qualcosa di questa tua interessante e ammirevole attività?».
Nel 2013, insieme al mio figlio maggiore, ho trascorso un mese in un orfanotrofio in Zambia. È un'esperienza che mi ha cambiato la vita; al ritorno, confusa e in cerca di aiuto per concretizzare un progetto a lungo termine, ho contattato Guardavanti: per il futuro dei bambini ONLUS che aveva progetti nel Paese africano. Ne è nata una collaborazione che si è sviluppata nel tempo; da qualche anno collaboro pro bono, occupandomi soprattutto di progetti estero e di comunicazione.
Da quel lontano 2013, sono tornata in Zambia ogni anno, inizialmente per visitare i bambini dell'orfanotrofio e seguire il progetto ad esso legato, poi allargando le attività a quelle dell'associazione. Sono stata colpita, come accade a molti, dal “mal d'Africa” e dopo tutti questi anni ho una grande famiglia in Zambia: bambini, amici, collaboratori. Quest'anno ho dovuto posticipare il viaggio a causa del Coronavirus, spero in autunno di poter tornare!
Titolo: Lettera alla sposa
Autore: Licia Allara
Genere: Narrativa contemporanea
Casa Editrice: Europa Edizioni
Collana: Edificare Universi
Pagine: 116
Prezzo: 12,90 €
Codice ISBN: 978-88-938-49-760
Contatti
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https://www.allaralicia.com/
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