
Nightguide intervista Paolo Meneguzzi
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08/06/2020 | valentina-ceccatelli
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Paolo Meneguzzi torna con un nuovo singolo, Il Coraggio: scritto e prodotto con Emilio Munda, Il coraggio parla della tradrormazione da una vita normale a una vita “serrata” nella quale a rimetterci sono sempre “i più piccoli”, quelli a chi viene sempre richiesto di avere coraggio. Italo-svizzero, Paolo Meneguzzi ha iniziato la sua carriera negli anni '90 in Sud America, vincendo il festival cileno di Vina del Mar, proseguendo con la partecipazione a cinque edizioni del Festival di Sanremo, un Eurovision song contest e oltre 500 concerti in tutto il mondo. Attualmente Paolo Meneguzzi si divide fra Italia e Sud America, ed è direttore artistico della scuola di musica PopMusicSchool. Il Coraggio è in radio dal 3 Aprile.
Il tuo ultimo singolo si chiama Il Coraggio: in questo momento, di coraggio, ne serve parecchio. Cosa significa avere coraggio per te in un momento simile? C'è chi direbbe che per far uscire nuovo materiale in questo momento ne serva parecchio!
In realtà' la nostra e' un'esigenza non un dovere. Percio' in un momento cosi', scrivere diventa fondamentale per la nostra sopravvivenza, vivendo di pane ed emozioni. Il coraggio credo stia nelle case povere, nei luoghi pieni di vizi inutili, nella perdizione della mente per cose futili o per la cattiveria della vita. Il coraggio sta dove tu ti senta davvero incapace di intendere e di reagire che sia per il sistema o che sia per la natura.
Restiamo sul tema: a breve uscirà anche il nuovo album, e tu stesso hai detto che questo momento di calma forzata ti ha fatto sentire il bisogno di pubblicare nuova musica. Molte band e musicisti hanno deciso di fare il contrario, per motivi eprsonali o economici: il bisogno di far uscire nuova musica da dove ti è venuto, e pensi che serva anche a dare coraggio alle persone chiuse in casa?
Credo che per i miei fans sicuremente sarà' un passatempo ascoltare la mia nuova musica. Se sia di aiuto, bhe, e' molto difficile dirlo. Non nasce per quello, nasce per essere il mio nuovo album e non per aiutare la gente. Ma se la aiuterà' potrò' esserne solo orgoglioso e felice.
Sono “i più piccoli” a rimetterci, sono loro che devono avere coraggio: perchè, secondo te, finisce sempre che sono le persone più vulnerabili a dover tenere su il mondo per tutti gli altri?
Perche' viviamo in un sistema corrotto da false necessita'. Ci vendono l'ultima moda di ogni cosa come se fosse indispensabile per la nostra esistenza, provocano deficit mentali e problemi psicologici dove non esistono per far sentire i bambini inferiori ad altri o diversi se non hanno questo o quello. Ci vogliono come macchine da usare. Noi siamo “il contagio” perché' siamo noi che siamo tanti e loro sono pochi. Poi nascono le rivoluzioni che nessuno riesce a fermare proprio perché' siamo tanti.
Momento spoiler: puoi dirci qualcosa sul disco in arrivo, atteso da anni, oppure è ancora tutto sotto segreto militare?
Ahaha segreto militare non direi, i miei nuovi brani sono strani. Anche provocatori verso un genere POP che io amo. Ma io sono sempre stato un POP incompreso taggato come POP per le ragazzine quando sotto c'era ben altro, poco comprensibile per chi e' superficiale. Lo sarò' anche questa volta, proprio perché' sono sempre stato avanti nel genere POP italiano.
Questo momento è strano, per non dire difficile, per gli artisti: non sai quando potrai promuovere la tua musica dal vivo, non puoi vedere le facce di chi la ascolterà. Come ti fa sentire questa situazione?
E' la regola d'oro fai musica perché' la devi fare, non per chi ti ascolta. Questa e' l'essenza del far musica. Il fatto che l'ascolti più' o meno gente, e' solo una questione di mode, e pubblicità'. Un altro lavoro insomma.
Visto che ci siamo: cosa fa un musicista chiuso in casa?
Cresce suo figlio e ama sua moglie.
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