SANREMO 2016 - NIGHTGUIDE INTERVISTA FRANCESCO GABBANI

SANREMO 2016 - NIGHTGUIDE INTERVISTA FRANCESCO GABBANI

A poche settimane dall'inizio della kermesse musicale più importante e chiacchierata del nostro Paese, Nightguide intraprende una serie di interviste che porteranno i lettori a conoscere meglio quelle che sono le nuove proposte dell'edizione 2016 del Festival di Sanremo.
Il primo che vi proponiamo è Francesco Gabbani, giovane non più giovane che si presenta con “Amen”, un pezzo forte e costruito su vari strati di lettura, forse un po' azzardato per una manifestazione spesso moderata come Sanremo e che farà sicuramente parlare di sé.
A noi è piaciuto molto il pezzo e anche parlare con Francesco. Leggete voi cosa ci ha detto.


 

NG. Parlaci un po' di Francesco Gabbani e parlaci di cosa stai per fare a Sanremo.

FG. Parlaci di Francesco Gabbani è lunga. Per quanto riguarda il mio percorso musicale nonostante in questa partecipazione a Sanremo rientri nella categoria giovani, la mia età di 33 anni significa avere un percorso lungo alle mie spalle. Ho iniziato a scrivere canzoni a 13, e ho intrapreso il percorso discografico precocemente all'età di 20 anni quando ho avuto il mio primo contratto con la Sony con una band e quindi insomma ho avuto modo di barcamenarmi abbastanza in questo mondo. Questa partecipazione a Sanremo quest'anno è una soddisfazione e la vedo come un traguardo perché comunque il fatto di andare a Sanremo per me vale come una legittimazione immediata dell'essere artisti perché al di là di tutti  commenti che possono essere fatti su questa manifestazione ogni anno, rimane comunque un contenitore che ha dato il via alle carriere di molti grandi.

NG. Al di là che possa piacere o no l'idea di base che ho è che i cantanti che criticano Sanremo siano più o meno come la volpe con l'uva.
FG. Anche secondo me. Resta il fatto che io sono molto pragmatico; se uno vale, ha qualcosa da dire, dei contenuti, ha talento probabilmente Sanremo può essere una forza mediatica. Al contrario può fermarsi tutto lì. Dunque è un traguardo, ma anche un trampolino di lancio, mi sto godendo questa partecipazione ma sono già attivo nel considerare il festival come un nuovo inizio e sono pronto a dare il massimo.

NG. Non è la prima volta che stai all'Ariston, come autore ma anche mi pare di aver letto come ospite con la tua band.
FG. Eravamo andati al PalaSanremo con Radioitalia  con la band e poi ho partecipato come autore ma andare al festival è un'altra emozione.

NG. Non credo non ci sia ansia da Sanremo, per quanto uno sia esperto e navigato.
FG. No, infatti, anzi la cosa bella è che io non cerco di controllarla e la metto in conto. Per salire sul palco dell'Ariston in diretta e tutto, secondo me qualsiasi tipo di controllo è fallimentare quindi è meglio andare su e lasciarsi andare.

NG. Il tuo pezzo è una critica molto forte, è un brano molto orecchiabile e al primo ascolto molto facile da ascoltare, ma in realtà il testo è un cazzottone bello forte.
FG. Son contento che l'hai notato. Io tengo molto a questo brano perché l'ho scritto insieme al mio compagno autorale Fabio Ilacqua, perché io faccio anche l'autore (e riguardo a questo discorso il 2016 ha già delle belle cose in serbo che non posso rivelare). Questo pezzo non era assolutamente stato concepito per Sanremo.

NG. Possiamo dire che nessuno coscientemente scriverebbe questo tipo di brano per Sanremo.
FG. (ride) Esatto...probabilmente anche noi stessi, se l'avessimo saputo, ci saremmo andati forse più leggeri. È stato una bella sfida, abbiamo deciso di portarlo e di vedere come va. E' stata una bella sorpresa il fatto che sia arrivato in fondo. Come hai detto tu prima questo brano da una parte è sicuramente pop contemporaneo, elettronico con questa melodia semplice che rimane in testa, però, d'altro canto, cela anche questo testo complicata è una critica, una fotografia paradossale del sistema i cui viviamo oggi.

NG. Anche la cadenza delle strofe è fatta per entrare in testa e non uscirne.
Ti ringrazio molto per questo.
Noi abbiamo voluto dare un quadro di questo sistema frenetico dove c'è un usa e getta continuo anche nell'informazione e questa cosa nel caos crea paradossi; infatti una frase del testo che per me è emblematica è quando dico “Gesù si è fatto agnostico e i killer si convertono”.
La tendenza del popolo italiano è verso una totale accettazione del fatto che le cose vadano in un certo modo; quindi poi cosa succede: dato il nostro background culturale cristiano aspettiamo il miracolo. Io spero che di questo brano, oltre alla critica, venga colta anche la riflessione che siamo noi che dobbiamo cambiare atteggiamento nei confronti delle cose. A me piace sempre ripetermi che quando le cose intorno a noi non cambiano siamo noi a dover cambiare il nostro modo di affrontare le cose.

NG. Lo diceva anche Einstein che ”Stupidità significa fare e rifare la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”
FG. Strepitoso. Bellissima frase.

NG. Sei però cosciente del fatto che rischierai che la critica si fermi sull'abuso dell'immagine religiosa, vero? Ho capito che il riferimento religioso è solo culturale e di costume, ma c'è questo rischio.
FG. Magari il rischio c'è, ma io in un modo o nell'altro mi auguro che smuova qualcosa e susciti una riflessione. Magari qualcuno lo ballerà, lo canterà, si divertirà però il messaggio è diverso e il testo arriverà.

NG. Se ti dico che il brano al primo ascolto ha catturato la mia attenzione e sin dalla prima strofa mi ha ricordato il primo Battiato dico niente per te? O sono totalmente fuori strada?
FG. No, anzi mi lusinga molto e stai dicendo tanto. Sicuramente c'è un'ispirazione “Battiatesca”. Per me Franco è un grande maestro, una figura che ha rappresentato tanto per la mia formazione musicale e che io stimo molto anche a livello umano. Inevitabilmente questo brano porta un po' di suggestione di Battiato.

NG. Ad esempio la scelta di una chiave elettronica su un testo del genere riprende molto alcuni dei suoi brani più famosi; e un'altra analogia che ho trovato sta nel testo apparentemente “non-sense” che Battiato usava molto da giovane.
FG. Esatto. Basta pensare a “La voce del Padrone”.
Da una parte mi onora dall'altra non mi spaventa un paragone così importante.

NG. Cosa ti ha spinto a proporti da solo e cosa non ha funzionato nella band?
FG. Con la band ho fatto un'esperienza di 10 anni che equivale ad un matrimonio lungo 10 anni e questo comporta il fatto che in certi momenti hai un appoggio ma anche ti obbliga ad accettare molti compromessi perciò non sei al 100% te stesso.

NG. Scusa se mi permetto, ma considerando la tua carriera, il fatto che sei autore, cantante, polistrumentista, arrangiatore e che praticamente scrivi musica da quando sei nato, non deve essere facile rimanere sposato con te?
FG, (ride) Bella questa...io per assurdo sono una persona che quando si aggrega tendo al quieto vivere e mi metto da parte. Non credo di essere dittatoriale. Forse sono un po' perfezionista.

NG. Come già detto di cose ne hai già fatte tante, ma dopo Saremo dove ti immagini?
FG. Sogno di poter continuare a vivere facendo musica. E concentrarmi sulla componente live, che penso sia la mia preferita. La dimensione live è una sinergia tra dare e avere che ti crea qualcosa dentro che è impossibile da descrivere. Quindi spererei di potermi dedicare ad un tour.

NG. Ultima domanda di rito, se tu tornassi indietro nel tempo alla tua adolescenza ed entrassi in un negozio di dischi con un catalogo vastissimo e i soldi per comprare 3 cd, quali sono i 3 cd che compreresti senza pensarci?
FG. Domanda difficile, perché i miei riferimenti sono trasversali e molto diversi fra loro, dunque andrei su un super classicone come “The dark side of the moon” e poi su un artista che mi ha ispirato molto come Steve Wonder e per giungere ad un altro estremo anche temporale, sceglierei qualcosa di molto contemporaneo come Rihanna.

Intervista a cura di Luigi Rizzo.

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