Nightguide intervista gli Alter Bridge

Nightguide intervista gli Alter Bridge

Gli Alter Bridge sono uno dei migliori gruppi hard & heavy del momento, composto dal chitarrista Mark Tremonti, dal bassista Brian Marshall e dal batterista Scott Phillips, tutti e tre membri anche dei Creed) e dal cantante e chitarrista Myles Kennedy, ex frontman dei Mayfield Four e attuale cantante del progetto solista del chitarrista Slash.
Il loro nome deriva da un ponte (bridge in inglese) rimasto nei ricordi di Mark Tremonti, fondatore della band, e situato presso la Alter Road, una strada sulla zona di confine tra le città di Detroit e Grosse Pointe.
Nel mese di Luglio, il loro tour li ha portati anche in Italia, toccando Roma e Milano..e Nightguide li ha intervistati per voi.

 
Nel vostro quinto album "The Last Hero" si parla di una maturazione definitiva grazie ad una ricerca melodica più approfondita e un'esaltante affinità chitarristica dei suoi leader. Cosa ne pensi di quest'affermazione?
Su questo disco in particolare abbiamo lavorato sotto l'aspetto melodico più di ogni altro album che abbiamo mai scritto. Io e  Myles abbiamo raggiunto una sintonia senza precedenti sull'intensità dei brani, costruendoli pezzo dopo pezzo e sperimentando accordature per noi inusuali.​

La traccia "The Writing On The Wall" esprime invece tutta la delusione di Kennedy verso l'indifferenza sul problema del riscaldamento globale. Quindi si può parlare d'una presa di coscienza sulle attuali problematiche che affliggono il mondo contemporaneo?
Myles è molto sensibile a queste problematiche, sia quelle di origine naturale (ricordiamo già nel 2007 in Before Tomorrow Comes, scritta subito dopo la tragedia dell'uragano Kathrina), sia alle attuali dinamiche politiche che sono infatti alla base della riflessione di tanti nostri testi. ​​

Qual è la canzone che preferisci in assoluto di quest'ultimo album?
“This Side of Fate” è la mia canzone preferita dell'album, partita da una mia idea di strofa e ritornello.
Qual è invece la canzone che preferisci suonare dal vivo?
Dal vivo preferisco suonare “Show me a Leader”, probabilmente perché è stato il primo singolo del disco e in giro i fans di tutto il mondo la conoscono molto bene, cosa che nei live ti dà una carica ed energia incredibile.​​

Siete decisamente una band dal vivo.  Fate i dischi con un media temporale di tre anni in modo di avere poi tutto il tempo per dedicarvi ai live?
È il tempo che necessitiamo per scrivere le nostre canzoni, registrarle e poi andare in tournée. Sia io che Myles abbiamo altri progetti musicali e ovviamente c'è il tempo da dedicare alle nostre famiglie e tutto quello che fa parte della vita reale di tutti i giorni.​​

Come riuscite a non sovrapporre i vari progetti dove i membri del gruppo sono coinvolti?  come la carriera solista di Tremonti, i paralleli Creed, il progetto solista di Kennedy e la sua collaborazione con Slash?
Siamo parecchio impegnati, il tempo per Myles di tornare a suonare con Slash, per il sottoscritto c'è stato modo di affrontare ancora una volta la carriera solista con un tour a nome Tremonti tra i tour degli Alter Bridge, ma Ia nostra priorità sono gli AB e su questo progetto ci concentriamo maggiormente. Poi sono progetti completamente diversi dal punto di vista musicale che non interferiscono uno con gli altri.​​

Il 2017 vi ha visto partecipi d'innumerevoli Festival quali il Nova Rock e il Rock Fest Barcelona. Com'è condividere il palco con altri artisti?
È molto divertente, sicuramente non c'è la stessa energia che trovi nello show di un tuo concerto, ma magari incontri vecchi amici musicisti che non vedi da qualche tempo. È come essere in una specie di camping dove ognuno sta nel suo stand e tu giri, parli con tutti, fai nuove conoscenze. C'è sempre una bellissima atmosfera.​​

Tremonti è un cognome italiano, quali sono le tue origini?
Le mie origini provengono dal nord Italia, non saprei esattamente il posto di preciso, ma posso dire che un po' italiano lo sono e sono anche molto orgoglioso di questo. ​​

Com'è il pubblico italiano?
Il pubblico italiano è un pubblico appassionato, che canta le nostre canzoni, salta e balla nei nostri concerti, che interagisce e ci fa sentire tutto il suo calore umano. Per noi  l'Italia è senz'altro uno dei posti migliori dove poter suonare.​​

Com'è nata questa tua passione per le diverse accordature che utilizzi? Che non sono le classiche, ma talvolta alcune che t'inventi e che a parere di altri chitarristi rende così particolare il tuo suono.
È nata da piccolo. Ascoltando le canzoni alla radio mi piaceva moltissimo il suono della chitarra e avevo chiesto ai miei genitori di comprarmene una per Natale. All'età di undici anni ho comprato da solo la mia prima chitarra, pagata dieci dollari, e da lì cominciai a imparare da solo, già allora mi piaceva sperimentare con i suoni.​​

Ho letto da qualche parte che non solo collezioni chitarre ma anche auto d'epoca?
Chitarre ne ho tante, all'incirca venti o trenta, auto d'epoca solo due:  un Chevrolet del '57 e una Charger del '68 che io stesso ho restaurato. È una delle cose che mi piace fare quando sono a casa con la mia famiglia.​​

C'è un album uscito di recente, a parte il vostro, che consiglieresti ai vostri fans?
Recentemente mi è piaciuto parecchio il nuovo album dei Gojira “Magma”. Siamo andati in tour insieme in diverse date e ho avuto più tempo per ascoltarli. Rispetto ai lavori precedenti ha parti strumentali più progressive e ritmiche che amo. 


Intervista e Photo Gallery a cura di Yamilè Barcelò

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