
I SETTE VIZI CAPITALI 2 . LA LUSSURIA
-
14/12/2007 | RosannaP.
- 4326
[testo rosso>[testo tipico>(Seconda parte- segue l'intervento dell'8/12/07)
[img src=/data/rubriche/2xt2k9ny4693se6223ye1197587031.jpg alt=Immagine>
Chi ha letto l'introduzione ai sette vizi capitali, e in particolare la presentazione di un primo vizio tra tutti, cioè quello della Gola, sa già perché questa volta mi ricollego facilmente alla Lussuria. Si era anticipato quel discorso secondo cui, anche il non aver materialmente peccato può implicare almeno l'aver desiderato una certa cosa. Che si chiami fame, istinto primordiale che concorre alla sopravvivenza personale, che si interpreti come il non essere comunque sazi dopo aver mangiato, quindi che lo si consideri desiderio, alla base del meccanismo naturale della sopravvivenza della specie, la tendenza ad aver appetito coinvolge tutti indistintamente. I tipi di fame, inoltre, proprio per la basilare connessione che hanno tra di loro, possono essere messi sullo stesso piano. Desiderio, voglia, voracità, ingordigia, aspirazione,ambizione, cupidigia descrivono aspetti del peccato capitale della Lussuria. Se è vero che “non esiste miglior collaboratore per la natura umana che Eros”, deve essere pur vero, almeno per qualcuno, che inclinarsi eccessivamente,negativamente, incattivirsi o accanirsi senza obiettivo è un modus vivendi, non soltanto una condizione iniziale.
Anticamente ( Aristotele) i peccati erano considerati gli “abiti del male”. Infatti è usuale, oggi, parlare di “buon costume” quando si analizzano i comportamenti sociali desiderabili in linea di principio, e dal quale discendono anche norme morali, che tendono così ad orientare gli atteggiamenti verso un'ideale di comportamento non offensivo. La Chiesa sostiene che la lussuria è perciò, non soltanto un atto singolo peccaminoso, come generalmente si pensa, ma è un atteggiamento di disubbidienza e di rivolta verso Dio, che ha la sua origine nel cuore stesso dell'essere umano.
Ma si pecca solo per la mancanza di amore, o è possibile peccare anche per troppo cuore ?
LA LUSSURIA
[img src=/data/rubriche/kmwahsj1cwui49jptrkh1197587104.jpg alt=Immagine>
Sebbene tutti sanno che peccare è errare, che è male, penso di poter tranquillamente affermare che, sostanzialmente, alla fine tutti peccano in qualche modo. Non c'è salvezza, a quanto pare ( dopo l'avvento del pensiero della Scolastica, e successivamente con Kant, tale questione dialettica si risolverà ) . Eppure si continua a peccare. Questo perché l'intelligenza del Male ha vestito il peccato con il piacere. La ricerca del piacere è un mezzo per lo scopo finale della felicità, quindi tendiamo per natura a ricercare i piaceri, materiali e spirituali. Però si scopre, che anziché portare verso il divino, il piacere in realtà trasporta sempre più verso il terreno. Più l'essere umano entra in crisi nello scoprire tale tranello del Destino, più apprezza e giustifica il vizio, lo coltiva e lo porta avanti. Una canzone chiedeva Come si fa a perdere l'anima? ...provo a raccontarlo. Potrebbero deludere le conclusioni, perché la perdita dell'anima e la conferma di un'umanità, fatta principalmente di cuore, tenderanno poi a coincidere. Questo mi serve solo per dire, ancora una volta, che non preesistono fini moralizzatori a questa riflessione.
Il piacere e la lussuria. Due sorelle. Quando un bambino impara ad assaporare i cibi, quindi ne scopre l'esistenza, abbandona progressivamente le iniziali e insipide fonti nutritive ricevute, per scegliere di mangiare cose più buone. Inizia quindi,col tempo, ad avere dei suoi gusti personali, e decide, sceglie,cerca cosa mangiare. E' una delle primissime affermazioni del libero arbitrio, compreso quando si rifiutano cibi sgradevoli. Chi ricerca un certo tipo di piacere, impara cioè a ricreare le situazioni che danno godimento. Anche fare del bene rientra tra questi gesti, anzi, l'amore in assoluto dovrebbe essere il desiderare per gli altri ciò che desideriamo per noi stessi, ovvero godere dell'amore che abbiamo. L'amore, infatti, è la matrice del piacere.
La lussuria in quanto tale, invece, tende a slegarsi da questo significato, perché è una esagerazione, è una deformazione dell'amore stesso. Essenzialmente è un abbandono lascivo ai piaceri sessuali, che porta inevitabilmente a trattare con le persone come se fossero oggetti, si tende cioè alla spersonalizzazione dell'amore, è una forma di disagio esistenziale, e c'è chi ci vede anche della paura nei confronti dei rapporti interpersonali e in generale, nei confronti della vita. Generalmente la storia ci ha insegnato che gli antichi non avevano una nozione di colpa legata al comportamento sessuale, che al contrario, era apertissimo in tutte le direzioni., ma che ci trovavano “solo” una opportunità, e né il desiderio né l'atto sessuale erano ricondotti al male. La lussuria poi è diventata anche esibizionismo, un modo di prostituirsi agli occhi degli altri pur senza farlo nel significato letterale del termine. La cura del corpo, oggi per esempio, non è “pulita”, ma filtrata dai criteri della desiderabilità, del compiacere gli altri, dal vestirsi e atteggiarsi in base a come gli altri ci chiedono: quindi, ci vogliono sempre più nude? Bene...le donne si spogliano sempre più senza un reale motivo apparente,tanto per fare un banalissimo esempio.
Tant'è che la Chiesa inserisce questo dei sette vizi capitali, tra gli “impuri”, cioè tra quei peccati causa di effetti negativi,sebbene l'atto sessuale in sé, la copula, non è considerata dal cristianesimo un male in quanto tale.
Ma allora perché l'amore di Paolo e Francesca, come di altri eterni amanti della letteratura, e non solo, sono stati condannati?
L'amour fou, per Andrè Breton, cioè l'amore folle, pazzo, dà scandalo. Dante lo segrega all'Inferno, e questi due protagonisti sono tra i primi personaggi che si incontrano. Egli, a quel punto del suo viaggio, arriva verso l'ombra di una grotta, dove ci sono due teneri innamorati, puniti in vita, e rigettati nell'oscurità. Dante scopre l'umanità del peccatore, dell'uomo che ha ceduto, che si è regalato al cuore. E' questo un passaggio della Divina Commedia tra i più commoventi, perché si inizia emotivamente ad essere coinvolti: fin'ora si è visto il male sotto la veste di reietti, deviati, sciocchi, ed era stato facile assistere alle loro eterne pene inflitte, perché pensavamo che in fondo, è giusta la punizione ricevuta da tutti loro. Invece Paolo e Francesca disegnano una visione romantica della vita (siamo ancora in pieno Medioevo, i sentimenti neanche erano contemplati dalla mentalità di quei tempi), ci proiettano empaticamente in quel cerchio dell'Inferno, e ne proviamo dolore.
[testo rosso>Lascian cadere il libro,ormai già sanno
che sono i personaggi del libro.
(Lo saranno di un altro, l'eccelso,
ma ciò a loro non importa.)
Adesso sono Paolo e Francesca
non due amici che dividono
il sapore di una favola.
Si guardano con incredulo stupore.
Le mani non si toccano.
Hanno scoperto l'unico tesoro:
hanno incontrato l'altro.
Non tradiscono Malatesta
perché il tradimento richiede un terzo
ed esistono solo loro due al mondo.
Sono Paolo e Francesca
ma anche la regina e il suo amante
e tutti gli amanti esistiti
dal tempo di Adamo e la sua Eva
nel prato del paradiso.
Un libro, un sogno li avverte
che sono forme di un sogno già sognato
nelle terre di Bretagna.
Altro libro farà che gli uomini,
sogni essi pure, li sognino. [/testo>
Borges qui ci suggerisce che in una storia analoga, amanti innamorati e puniti, avevano già peccato, seppure nell'amore...fu questo stesso il filo conduttore delle tragedie di Shakespeare ( “...nelle terre di Bretagna”) .
Meno conosciuti e soprattutto, molto antecedenti a queste opere dedicate alle inclinazioni amorose del peccato, sono gli Amores di Ovidio. Secondo la critica ( Seneca il Vecchio, Quintiliano), egli per esempio avrebbe peccato di superbia, poiché riteneva la sua epica un vero talento, era compiaciuto di se stesso, e non badava ai limiti di un manierato. Egli descrive l'ars amatoria attraverso le dannazioni di un amante, desideroso della donna di un altro uomo.
Dev'essere così, sottili frecce trafissero il cuore,
e Amore, crudele padrone,mi ha sconvolto il petto.
Devo cedere, o lottando accendere un fuoco improvviso?
Cediamo : il peso si allevia se lo si porta rassegnati.
Ho visto scuotere una fiaccola, le fiamme accrescersi
agitate, e di nuovo,se nessuno le scuote, morire.
(...)Ecco, confesso, sono una tua nuova preda, Cupido;
porgo le braccia vinte alla tua discrezione.
Non serve guerra: ti chiedo tregua e pace, non
avrai gloria con le armi ...
(Primo libro,II)
Ovvia connessione con uno dei dieci comandamenti divini: non tradire. Amore e tradimento. Ecco dove nasce il peccato. E Ovidio lo giustifica, anzi, va oltre (perché in questi casi, si pecca sempre in due e mai da soli) :
III
Chiedo il giusto:
la fanciulla che da poco mi ha reso sua preda,
o mi ami o faccia che io la ami per sempre.
Ahi, ho voluto troppo! Si lasci soltanto amare
(...)
IV
Il tuo amante si recherà anche lui al nostro banchetto;
prego che questa sia l'ultima cena per il tuo amante.
E dunque io guarderò soltanto da convitato la mia fanciulla
diletta? Un altro godrà d'esser toccato
da te, e ti appoggerai sul petto di un altro voluttuosamente arresa?
Ti passerà la mano sul collo quando lo desidera?
(...) Guarda me, i miei cenni, l'espressione del mio volto,
accogli e restituisci tu stessa segnali furtivi.
Con le sopracciglia dirò parole che parlano prive di voce;
leggerai parole scritte con le dita o vergate col vino.
Quando ti verrà in mente la lascivia del nostro amore,
toccati con il tenero pollice (...)
Ciò che ti avrà versato, sii saggia, lasciaglielo bere
a lui, e sussurra a uno schiavo la bevanda che desideri.
Le coppe che restituirai, le prenderò io per primo e dove
avrai bevuto, là poserò le labbra.
(...)
Non unire la tua coscia alla sua coscia, non aderirgli con la gamba, non congiungere
il tuo piede delicato al grossolano di lui.
Infelice, temo molte cose che protervo ho compiuto anch'io,
e sono tormentato dalla paura del mio stesso esempio.
(...) Quando ti alzerai per andare a casa, ci alzeremo tutti,
e ricordati di collocarti al centro della gente in comitiva:
tra quella gente mi troverai o sarai trovata:
qualunque cosa di me potrai toccare,
toccala. Sventurato, ho dato istruzioni che giovano poche ore;
la notte mi costringe a separarmi dalla mia donna.
Di notte il suo amante la rinchiuderà; io, mesto,in lacrime (...)
Se valgono i miei voti, desidero che voluttà gli sia negata,
se non vangono, almeno sia tu certezza a non godere.
Ma qualunque sia poi la vicenda di questa notte,
domani con voce costante nega d'esserti data. [/testo>
Ecco perché poi nasce il detto “Occhio non vede,cuore non duole” : dalla consapevolezza del peccato, nasce la sofferenza. Si era partiti dal fatto che la ricerca di un piacere serviva ad ottenere la felicità, e si è arrivati a scoprire la vera dimensione dove risiede il Male: il dolore ( o la tristezza,come già raccontato) .
Ma l'essere amato a cosa rinvia? Di che cosa l'amore è attesa? Quale speranza bisogna riporre nell'amore? L'amore vero in queste circostanze diventa scandaloso, e quindi viene punito. Infatti, sebbene l'amore dia origine all'affettività coraggiosa che fa il bene a dispetto di tutte le ragioni, al non-fare che propone la ragione. Le luci della ragione creano spesso delle zone d'ombra in cui si ritira, a volte fino a spegnersi, il voler fare originato dall'amore.
L'amore è la morale stessa, come la morale è la filosofia stessa, poiché, come per l'Eros di cui parla Diotima nel Convito di Platone, amare e filosofare sono una cosa sola. Naturalmente morale è il rifiuto delle false morali, degli pseudo atteggiamenti compiacenti verso «le buone azioni». La speranza da riporre nell'amore è che trasformi lo stato della coscienza sottraendola al peso dell'egoismo, e quindi dei peccati (come l'accidia, l'invidia o la gelosia). L'amore infatti non può essere limitato, né limitare l'oggetto amato: ama tutto, se no, non ama.
L'assurdità della condizione fatalistica umana arriva però al culmine quando ci si scontra, appunto, con la Gelosia, che nasce dalla consapevolezza della tentazione.
Essere gelosi, però, è stupido, oltre che un ennesimo peccato, sfiora e può arrivare a pura Invidia, un altro dei vizi capitali. Questo perché l'invidia porta, non solo a desiderare la roba degli altri, ma anche a desiderare che essi ne siano privati, e vorremmo tutto solo per noi stessi (Hobbes). L'invidia è la caduta più in basso dell'uomo, perché si trova all'esatto opposto dell'atto d'amore per eccellenza, appunto volere per gli altri ciò che vogliamo per noi. E' si, paradossale, ma vero. La gelosia non risolve la questione. Chi la sente, non dà assolutamente prova del suo amore. Tantomeno, della sua intelligenza. Chi pecca nel tradimento, non lo farà certamente perché è stato lasciato libero di agire :
[testo rosso>Se una senza motivi di timori casta
è davvero casta;
se tradisce perché non può
tradisce.
Avrai vigilato il corpo,
e adulterà l'anima.
(III,4)
Anche nelle orge bacchiche, lei che è assennata, non verrà corrotta.
(...) Amore trionfa sul poeta coturnato.
(...) scrivo con le parole di Penelope il messaggio destinato ad Ulisse,
(...) e leggo le parole della sventurata Didone, che brandisce
la spada sguainata, (...)portando le risposte scritte
nei luoghi più vari.
La casta Penelope ha riconosciuto il sigillo di Ulisse:
(...) tra le guerre dimentichi l'aureo Amore.
( XVIII)[/testo>
La storia dell'imperatrice Messalina, però è l'esempio più adatto per descrivere il comportamento lussurioso. Tra fatti vere e leggende,l'ascesa al potere e la sua tragica fine, l'hanno descritta come una delle figure femminili più chiacchierate di sempre.
Attraverso le guerre, gli imperi si sono ingranditi, e attraverso i letti sono passate le sorti di unioni politiche, corone, corruzioni, e i piaceri del potere veniva esercitato fisicamente. Un'imperatrice passa alla storia come “l'imperatrice mai sazia”.Valeria Messalina morì a 26 anni nel 48 d.C. lasciando il suo nome come simbolo di un comportamento sessuale sfrenato e del bisogno di esibire a propria bellezza. Plinio il Vecchio racconta che una volta si mise a gareggiare con una prostituta per vedere quanti uomini riuscissero a soddisfare in un giorno, e lei vinse con ben 25 prede. Tutto sembra descriverla come una dea del sesso, tanto che il nome <> sta per prostituta, a volte anche per ninfomane, e si arrivati persino a definire una <> per indicare un disturbo psichiatrico della sessualità femminile. Claudio, 50'enne, che aveva avuto già due mogli, la sposa quando lei aveva circa 13 anni e, mentre lei fosse una bellissima e affascinante donna, lui zoppo, quasi sordo e balbuziente, ne diventa immediatamente dipendente. Svetonio definì questo legame amorem flagrantissimum, cioè ardente, di fuoco. Le doti di Messalina sono tutte nel suo corpo e nella brama di portare a letto chiunque incontri: persone di corte, servi, soldati, atleti, e in questa cornice si inserisce anche la volontà di eliminare tutte le donne in vista. Riuscì ad allontanare tutte quelle che considerava sue rivali, in amore, come in politica, o in società, fece esiliare, condannare, uccidere tutti coloro che lei indicasse a Decimo Valerio Asiatico,stimato senatore, console vicino a Claudio,Il quale, però, rifiutò di cedere alle tentazioni della donna, che riuscì a toglierlo di mezzo, insieme alla sua amante Poppea. Stessa sorte spetterà Marco Vinicio, il tradito da Poppea, che rifiutando Messalina, verrà da lei avvelenato, insieme al servo che era a conoscenza di tale storia.
La sua ars amandi, però non è solo caratterizzata dall'immancabile voglia di possedere sessualmente ed esercitare il suo potere sui suoi amanti: la grande maestria, la spregiudicatezza, accompagnate da pratiche sadomasochiste e voyeristiche, oltre che dall'esibizionismo, convivevano insieme alla smania di potere.Non sceglieva le sue vittime a caso, che se la rifiutavano, finivano come per rifiutare non un corpo qualsiasi, ma quello dell'Imperatrice. L'arma della seduzione corrispondeva alla capitolazione degli uomini.
Però anche a Messalina capitò, alla fine, di restare stregata da un uomo, e da dipendente di sesso, si trasformò in dipendente per amore. E' l'anno 48 d.C. quando Caio Silio entra nelle grazie della donna, tanto da divorziare dalla moglie e da pensare di uccidere Claudio per poter sposare la sua amata e adottare Britannico, legittimo erede al trono. Un piano privo di qualsiasi senso. Eppure è evidente che ci deve pur essere un motivo per comprendere tale follia: Messalina doveva essersi innamorata e le sue irragionevolezze erano figlie dell'assurda storia che stava vivendo. Ma arriva il giorno del loro matrimonio, sembra che l'imperatrice avesse chiesto a Claudio di promulgare una legge che consentisse la poligamia e che avesse, inoltre, presentato un documento nel giorno del matrimonio, con la firma dello stesso imperatore : Nupsit Messalina Silio, Messalina si è sposata con Silio. La cosa è pubblica e Claudio, che vive a corte, ma all'ombra del nuovo sposo di sua moglie,decide di farlo uccidere prima che lui e Messalina decidessero di far fuori lui stesso. Narciso, un giovane fedele a Claudio e già amante dell'imperatrice, ordina ad un tribuno di cercare la donna e di ucciderla immediatamente, per non correre il rischio che lei riuscisse a raggirarlo. Effettivamente l'incontro avviene: nei giardini di Lucullo, Messalina non ha scampo, ma per morire con onore, chiede di potersi pugnalare al cuore da sola. Così all'età di 26 anni, bellissima, Messalina muore.
Entra in scena Agrippina II, sorella di Caligola. Convince Claudio che Britannico è un figlio illegittimo e lo fa emarginare. Come successore resta il figlio di lei, Nerone.
Ma questa è un'altra storia. Messalina, l'imperatrice mai sazia,sembra un paradosso, ma è morta per amore disperato, perché se non avesse ceduto al sentimento che sentiva, si sarebbe salvata. La sua storia romanzata fa dell'iperatrice romana un'icona di spregiudicatezza e ninfomania, anche se la sua tragica fine oggi fa ripensare sul fatto che potesse essere, a tutti gli effetti, una dipendente dal sesso.
[img src=/data/rubriche/3hs72k80nl8alhzuev8g1197587297.jpg alt=Immagine align=sx>
I disturbi della sessualità sono altra cosa,anche se vi rientrano forme del sesso che sono necessariamente implicate nel discorsosulla lussuria come peccato capitale, e cioè quelle compulsive, che a volte sfiorano la “malattia”, o ancora, ma non da ultime, le degenerazioni del sesso, cioè l'inconfessabile: l'incesto. In questi casi di certo l'amore non ha alcuna relazione con l'agire in maniera lussuriosa. Non sono comunque i casi estremi che intendo prendere in considerazione, anche se, in linea di principio, devo ricordare che esistono, e sono probabilmente le vere storie di lussuria.
[img src=/data/rubriche/axuyax9vmuil1dd3aahf1197587329.jpg alt=Immagine align=sx> (“The Dreamers “, 2003)
Il vizio della lussuria riporta a infiniti esempi, ed è impossibile proporli tutti. Inoltre ha tantissime connessioni con altri peccati ed entrano a loro volta, in contraddizione con i Dieci Comandamenti. Non solo personaggi come Paolo e Francesca vengono presi in considerazione, ma nell'Inferno dantesco, per circoscrivere solo tale contesto,più colpevoli del peccato di lussuria sono ospitati nel secondo cerchio, il primo dei quattro in cui sono puniti gli incontinenti; nel Purgatorio sono presenti sulla settima cornice. La loro colpa consiste nell'aver ceduto, in vario modo, al desiderio carnale ("La ragion sommettono al talento"). Nel V canto Dante presenta infatti diverse figure di lussuriosi: Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride, Tristano.
Il filo logico che voglio mantenere,però, non riguarda solo gli aspetti della morale cristiana alla quale è rimandato il ragionamento che basa la Divina Commedia, dalla quale è , allo stesso tempo, inconcepibile non partire.
Quindi riprendendo il vizio subito discendente da questo appena raccontato, l'Invidia e le sue relazioni con l'Accidia (perché no?) verranno prese in considerazione nelle prossime settimane di festa, attraverso i paradigmi filosofici dell'Illuminismo, che con Kant risolveranno,almeno moralmente, la condizione viziata sulla quale l'uomo vive : l'intenzionalità al peccato.
Pensavamo, forse, a questo punto che non c'era salvezza per l'anima ?
Rosanna Perrone[/testo>[/testo>
[img src=/data/rubriche/2xt2k9ny4693se6223ye1197587031.jpg alt=Immagine>
Chi ha letto l'introduzione ai sette vizi capitali, e in particolare la presentazione di un primo vizio tra tutti, cioè quello della Gola, sa già perché questa volta mi ricollego facilmente alla Lussuria. Si era anticipato quel discorso secondo cui, anche il non aver materialmente peccato può implicare almeno l'aver desiderato una certa cosa. Che si chiami fame, istinto primordiale che concorre alla sopravvivenza personale, che si interpreti come il non essere comunque sazi dopo aver mangiato, quindi che lo si consideri desiderio, alla base del meccanismo naturale della sopravvivenza della specie, la tendenza ad aver appetito coinvolge tutti indistintamente. I tipi di fame, inoltre, proprio per la basilare connessione che hanno tra di loro, possono essere messi sullo stesso piano. Desiderio, voglia, voracità, ingordigia, aspirazione,ambizione, cupidigia descrivono aspetti del peccato capitale della Lussuria. Se è vero che “non esiste miglior collaboratore per la natura umana che Eros”, deve essere pur vero, almeno per qualcuno, che inclinarsi eccessivamente,negativamente, incattivirsi o accanirsi senza obiettivo è un modus vivendi, non soltanto una condizione iniziale.
Anticamente ( Aristotele) i peccati erano considerati gli “abiti del male”. Infatti è usuale, oggi, parlare di “buon costume” quando si analizzano i comportamenti sociali desiderabili in linea di principio, e dal quale discendono anche norme morali, che tendono così ad orientare gli atteggiamenti verso un'ideale di comportamento non offensivo. La Chiesa sostiene che la lussuria è perciò, non soltanto un atto singolo peccaminoso, come generalmente si pensa, ma è un atteggiamento di disubbidienza e di rivolta verso Dio, che ha la sua origine nel cuore stesso dell'essere umano.
Ma si pecca solo per la mancanza di amore, o è possibile peccare anche per troppo cuore ?
LA LUSSURIA
[img src=/data/rubriche/kmwahsj1cwui49jptrkh1197587104.jpg alt=Immagine>
Sebbene tutti sanno che peccare è errare, che è male, penso di poter tranquillamente affermare che, sostanzialmente, alla fine tutti peccano in qualche modo. Non c'è salvezza, a quanto pare ( dopo l'avvento del pensiero della Scolastica, e successivamente con Kant, tale questione dialettica si risolverà ) . Eppure si continua a peccare. Questo perché l'intelligenza del Male ha vestito il peccato con il piacere. La ricerca del piacere è un mezzo per lo scopo finale della felicità, quindi tendiamo per natura a ricercare i piaceri, materiali e spirituali. Però si scopre, che anziché portare verso il divino, il piacere in realtà trasporta sempre più verso il terreno. Più l'essere umano entra in crisi nello scoprire tale tranello del Destino, più apprezza e giustifica il vizio, lo coltiva e lo porta avanti. Una canzone chiedeva Come si fa a perdere l'anima? ...provo a raccontarlo. Potrebbero deludere le conclusioni, perché la perdita dell'anima e la conferma di un'umanità, fatta principalmente di cuore, tenderanno poi a coincidere. Questo mi serve solo per dire, ancora una volta, che non preesistono fini moralizzatori a questa riflessione.
Il piacere e la lussuria. Due sorelle. Quando un bambino impara ad assaporare i cibi, quindi ne scopre l'esistenza, abbandona progressivamente le iniziali e insipide fonti nutritive ricevute, per scegliere di mangiare cose più buone. Inizia quindi,col tempo, ad avere dei suoi gusti personali, e decide, sceglie,cerca cosa mangiare. E' una delle primissime affermazioni del libero arbitrio, compreso quando si rifiutano cibi sgradevoli. Chi ricerca un certo tipo di piacere, impara cioè a ricreare le situazioni che danno godimento. Anche fare del bene rientra tra questi gesti, anzi, l'amore in assoluto dovrebbe essere il desiderare per gli altri ciò che desideriamo per noi stessi, ovvero godere dell'amore che abbiamo. L'amore, infatti, è la matrice del piacere.
La lussuria in quanto tale, invece, tende a slegarsi da questo significato, perché è una esagerazione, è una deformazione dell'amore stesso. Essenzialmente è un abbandono lascivo ai piaceri sessuali, che porta inevitabilmente a trattare con le persone come se fossero oggetti, si tende cioè alla spersonalizzazione dell'amore, è una forma di disagio esistenziale, e c'è chi ci vede anche della paura nei confronti dei rapporti interpersonali e in generale, nei confronti della vita. Generalmente la storia ci ha insegnato che gli antichi non avevano una nozione di colpa legata al comportamento sessuale, che al contrario, era apertissimo in tutte le direzioni., ma che ci trovavano “solo” una opportunità, e né il desiderio né l'atto sessuale erano ricondotti al male. La lussuria poi è diventata anche esibizionismo, un modo di prostituirsi agli occhi degli altri pur senza farlo nel significato letterale del termine. La cura del corpo, oggi per esempio, non è “pulita”, ma filtrata dai criteri della desiderabilità, del compiacere gli altri, dal vestirsi e atteggiarsi in base a come gli altri ci chiedono: quindi, ci vogliono sempre più nude? Bene...le donne si spogliano sempre più senza un reale motivo apparente,tanto per fare un banalissimo esempio.
Tant'è che la Chiesa inserisce questo dei sette vizi capitali, tra gli “impuri”, cioè tra quei peccati causa di effetti negativi,sebbene l'atto sessuale in sé, la copula, non è considerata dal cristianesimo un male in quanto tale.
Ma allora perché l'amore di Paolo e Francesca, come di altri eterni amanti della letteratura, e non solo, sono stati condannati?
L'amour fou, per Andrè Breton, cioè l'amore folle, pazzo, dà scandalo. Dante lo segrega all'Inferno, e questi due protagonisti sono tra i primi personaggi che si incontrano. Egli, a quel punto del suo viaggio, arriva verso l'ombra di una grotta, dove ci sono due teneri innamorati, puniti in vita, e rigettati nell'oscurità. Dante scopre l'umanità del peccatore, dell'uomo che ha ceduto, che si è regalato al cuore. E' questo un passaggio della Divina Commedia tra i più commoventi, perché si inizia emotivamente ad essere coinvolti: fin'ora si è visto il male sotto la veste di reietti, deviati, sciocchi, ed era stato facile assistere alle loro eterne pene inflitte, perché pensavamo che in fondo, è giusta la punizione ricevuta da tutti loro. Invece Paolo e Francesca disegnano una visione romantica della vita (siamo ancora in pieno Medioevo, i sentimenti neanche erano contemplati dalla mentalità di quei tempi), ci proiettano empaticamente in quel cerchio dell'Inferno, e ne proviamo dolore.
[testo rosso>Lascian cadere il libro,ormai già sanno
che sono i personaggi del libro.
(Lo saranno di un altro, l'eccelso,
ma ciò a loro non importa.)
Adesso sono Paolo e Francesca
non due amici che dividono
il sapore di una favola.
Si guardano con incredulo stupore.
Le mani non si toccano.
Hanno scoperto l'unico tesoro:
hanno incontrato l'altro.
Non tradiscono Malatesta
perché il tradimento richiede un terzo
ed esistono solo loro due al mondo.
Sono Paolo e Francesca
ma anche la regina e il suo amante
e tutti gli amanti esistiti
dal tempo di Adamo e la sua Eva
nel prato del paradiso.
Un libro, un sogno li avverte
che sono forme di un sogno già sognato
nelle terre di Bretagna.
Altro libro farà che gli uomini,
sogni essi pure, li sognino. [/testo>
Borges qui ci suggerisce che in una storia analoga, amanti innamorati e puniti, avevano già peccato, seppure nell'amore...fu questo stesso il filo conduttore delle tragedie di Shakespeare ( “...nelle terre di Bretagna”) .
Meno conosciuti e soprattutto, molto antecedenti a queste opere dedicate alle inclinazioni amorose del peccato, sono gli Amores di Ovidio. Secondo la critica ( Seneca il Vecchio, Quintiliano), egli per esempio avrebbe peccato di superbia, poiché riteneva la sua epica un vero talento, era compiaciuto di se stesso, e non badava ai limiti di un manierato. Egli descrive l'ars amatoria attraverso le dannazioni di un amante, desideroso della donna di un altro uomo.
Dev'essere così, sottili frecce trafissero il cuore,
e Amore, crudele padrone,mi ha sconvolto il petto.
Devo cedere, o lottando accendere un fuoco improvviso?
Cediamo : il peso si allevia se lo si porta rassegnati.
Ho visto scuotere una fiaccola, le fiamme accrescersi
agitate, e di nuovo,se nessuno le scuote, morire.
(...)Ecco, confesso, sono una tua nuova preda, Cupido;
porgo le braccia vinte alla tua discrezione.
Non serve guerra: ti chiedo tregua e pace, non
avrai gloria con le armi ...
(Primo libro,II)
Ovvia connessione con uno dei dieci comandamenti divini: non tradire. Amore e tradimento. Ecco dove nasce il peccato. E Ovidio lo giustifica, anzi, va oltre (perché in questi casi, si pecca sempre in due e mai da soli) :
III
Chiedo il giusto:
la fanciulla che da poco mi ha reso sua preda,
o mi ami o faccia che io la ami per sempre.
Ahi, ho voluto troppo! Si lasci soltanto amare
(...)
IV
Il tuo amante si recherà anche lui al nostro banchetto;
prego che questa sia l'ultima cena per il tuo amante.
E dunque io guarderò soltanto da convitato la mia fanciulla
diletta? Un altro godrà d'esser toccato
da te, e ti appoggerai sul petto di un altro voluttuosamente arresa?
Ti passerà la mano sul collo quando lo desidera?
(...) Guarda me, i miei cenni, l'espressione del mio volto,
accogli e restituisci tu stessa segnali furtivi.
Con le sopracciglia dirò parole che parlano prive di voce;
leggerai parole scritte con le dita o vergate col vino.
Quando ti verrà in mente la lascivia del nostro amore,
toccati con il tenero pollice (...)
Ciò che ti avrà versato, sii saggia, lasciaglielo bere
a lui, e sussurra a uno schiavo la bevanda che desideri.
Le coppe che restituirai, le prenderò io per primo e dove
avrai bevuto, là poserò le labbra.
(...)
Non unire la tua coscia alla sua coscia, non aderirgli con la gamba, non congiungere
il tuo piede delicato al grossolano di lui.
Infelice, temo molte cose che protervo ho compiuto anch'io,
e sono tormentato dalla paura del mio stesso esempio.
(...) Quando ti alzerai per andare a casa, ci alzeremo tutti,
e ricordati di collocarti al centro della gente in comitiva:
tra quella gente mi troverai o sarai trovata:
qualunque cosa di me potrai toccare,
toccala. Sventurato, ho dato istruzioni che giovano poche ore;
la notte mi costringe a separarmi dalla mia donna.
Di notte il suo amante la rinchiuderà; io, mesto,in lacrime (...)
Se valgono i miei voti, desidero che voluttà gli sia negata,
se non vangono, almeno sia tu certezza a non godere.
Ma qualunque sia poi la vicenda di questa notte,
domani con voce costante nega d'esserti data. [/testo>
Ecco perché poi nasce il detto “Occhio non vede,cuore non duole” : dalla consapevolezza del peccato, nasce la sofferenza. Si era partiti dal fatto che la ricerca di un piacere serviva ad ottenere la felicità, e si è arrivati a scoprire la vera dimensione dove risiede il Male: il dolore ( o la tristezza,come già raccontato) .
Ma l'essere amato a cosa rinvia? Di che cosa l'amore è attesa? Quale speranza bisogna riporre nell'amore? L'amore vero in queste circostanze diventa scandaloso, e quindi viene punito. Infatti, sebbene l'amore dia origine all'affettività coraggiosa che fa il bene a dispetto di tutte le ragioni, al non-fare che propone la ragione. Le luci della ragione creano spesso delle zone d'ombra in cui si ritira, a volte fino a spegnersi, il voler fare originato dall'amore.
L'amore è la morale stessa, come la morale è la filosofia stessa, poiché, come per l'Eros di cui parla Diotima nel Convito di Platone, amare e filosofare sono una cosa sola. Naturalmente morale è il rifiuto delle false morali, degli pseudo atteggiamenti compiacenti verso «le buone azioni». La speranza da riporre nell'amore è che trasformi lo stato della coscienza sottraendola al peso dell'egoismo, e quindi dei peccati (come l'accidia, l'invidia o la gelosia). L'amore infatti non può essere limitato, né limitare l'oggetto amato: ama tutto, se no, non ama.
L'assurdità della condizione fatalistica umana arriva però al culmine quando ci si scontra, appunto, con la Gelosia, che nasce dalla consapevolezza della tentazione.
Essere gelosi, però, è stupido, oltre che un ennesimo peccato, sfiora e può arrivare a pura Invidia, un altro dei vizi capitali. Questo perché l'invidia porta, non solo a desiderare la roba degli altri, ma anche a desiderare che essi ne siano privati, e vorremmo tutto solo per noi stessi (Hobbes). L'invidia è la caduta più in basso dell'uomo, perché si trova all'esatto opposto dell'atto d'amore per eccellenza, appunto volere per gli altri ciò che vogliamo per noi. E' si, paradossale, ma vero. La gelosia non risolve la questione. Chi la sente, non dà assolutamente prova del suo amore. Tantomeno, della sua intelligenza. Chi pecca nel tradimento, non lo farà certamente perché è stato lasciato libero di agire :
[testo rosso>Se una senza motivi di timori casta
è davvero casta;
se tradisce perché non può
tradisce.
Avrai vigilato il corpo,
e adulterà l'anima.
(III,4)
Anche nelle orge bacchiche, lei che è assennata, non verrà corrotta.
(...) Amore trionfa sul poeta coturnato.
(...) scrivo con le parole di Penelope il messaggio destinato ad Ulisse,
(...) e leggo le parole della sventurata Didone, che brandisce
la spada sguainata, (...)portando le risposte scritte
nei luoghi più vari.
La casta Penelope ha riconosciuto il sigillo di Ulisse:
(...) tra le guerre dimentichi l'aureo Amore.
( XVIII)[/testo>
La storia dell'imperatrice Messalina, però è l'esempio più adatto per descrivere il comportamento lussurioso. Tra fatti vere e leggende,l'ascesa al potere e la sua tragica fine, l'hanno descritta come una delle figure femminili più chiacchierate di sempre.
Attraverso le guerre, gli imperi si sono ingranditi, e attraverso i letti sono passate le sorti di unioni politiche, corone, corruzioni, e i piaceri del potere veniva esercitato fisicamente. Un'imperatrice passa alla storia come “l'imperatrice mai sazia”.Valeria Messalina morì a 26 anni nel 48 d.C. lasciando il suo nome come simbolo di un comportamento sessuale sfrenato e del bisogno di esibire a propria bellezza. Plinio il Vecchio racconta che una volta si mise a gareggiare con una prostituta per vedere quanti uomini riuscissero a soddisfare in un giorno, e lei vinse con ben 25 prede. Tutto sembra descriverla come una dea del sesso, tanto che il nome <> sta per prostituta, a volte anche per ninfomane, e si arrivati persino a definire una <> per indicare un disturbo psichiatrico della sessualità femminile. Claudio, 50'enne, che aveva avuto già due mogli, la sposa quando lei aveva circa 13 anni e, mentre lei fosse una bellissima e affascinante donna, lui zoppo, quasi sordo e balbuziente, ne diventa immediatamente dipendente. Svetonio definì questo legame amorem flagrantissimum, cioè ardente, di fuoco. Le doti di Messalina sono tutte nel suo corpo e nella brama di portare a letto chiunque incontri: persone di corte, servi, soldati, atleti, e in questa cornice si inserisce anche la volontà di eliminare tutte le donne in vista. Riuscì ad allontanare tutte quelle che considerava sue rivali, in amore, come in politica, o in società, fece esiliare, condannare, uccidere tutti coloro che lei indicasse a Decimo Valerio Asiatico,stimato senatore, console vicino a Claudio,Il quale, però, rifiutò di cedere alle tentazioni della donna, che riuscì a toglierlo di mezzo, insieme alla sua amante Poppea. Stessa sorte spetterà Marco Vinicio, il tradito da Poppea, che rifiutando Messalina, verrà da lei avvelenato, insieme al servo che era a conoscenza di tale storia.
La sua ars amandi, però non è solo caratterizzata dall'immancabile voglia di possedere sessualmente ed esercitare il suo potere sui suoi amanti: la grande maestria, la spregiudicatezza, accompagnate da pratiche sadomasochiste e voyeristiche, oltre che dall'esibizionismo, convivevano insieme alla smania di potere.Non sceglieva le sue vittime a caso, che se la rifiutavano, finivano come per rifiutare non un corpo qualsiasi, ma quello dell'Imperatrice. L'arma della seduzione corrispondeva alla capitolazione degli uomini.
Però anche a Messalina capitò, alla fine, di restare stregata da un uomo, e da dipendente di sesso, si trasformò in dipendente per amore. E' l'anno 48 d.C. quando Caio Silio entra nelle grazie della donna, tanto da divorziare dalla moglie e da pensare di uccidere Claudio per poter sposare la sua amata e adottare Britannico, legittimo erede al trono. Un piano privo di qualsiasi senso. Eppure è evidente che ci deve pur essere un motivo per comprendere tale follia: Messalina doveva essersi innamorata e le sue irragionevolezze erano figlie dell'assurda storia che stava vivendo. Ma arriva il giorno del loro matrimonio, sembra che l'imperatrice avesse chiesto a Claudio di promulgare una legge che consentisse la poligamia e che avesse, inoltre, presentato un documento nel giorno del matrimonio, con la firma dello stesso imperatore : Nupsit Messalina Silio, Messalina si è sposata con Silio. La cosa è pubblica e Claudio, che vive a corte, ma all'ombra del nuovo sposo di sua moglie,decide di farlo uccidere prima che lui e Messalina decidessero di far fuori lui stesso. Narciso, un giovane fedele a Claudio e già amante dell'imperatrice, ordina ad un tribuno di cercare la donna e di ucciderla immediatamente, per non correre il rischio che lei riuscisse a raggirarlo. Effettivamente l'incontro avviene: nei giardini di Lucullo, Messalina non ha scampo, ma per morire con onore, chiede di potersi pugnalare al cuore da sola. Così all'età di 26 anni, bellissima, Messalina muore.
Entra in scena Agrippina II, sorella di Caligola. Convince Claudio che Britannico è un figlio illegittimo e lo fa emarginare. Come successore resta il figlio di lei, Nerone.
Ma questa è un'altra storia. Messalina, l'imperatrice mai sazia,sembra un paradosso, ma è morta per amore disperato, perché se non avesse ceduto al sentimento che sentiva, si sarebbe salvata. La sua storia romanzata fa dell'iperatrice romana un'icona di spregiudicatezza e ninfomania, anche se la sua tragica fine oggi fa ripensare sul fatto che potesse essere, a tutti gli effetti, una dipendente dal sesso.
[img src=/data/rubriche/3hs72k80nl8alhzuev8g1197587297.jpg alt=Immagine align=sx>
I disturbi della sessualità sono altra cosa,anche se vi rientrano forme del sesso che sono necessariamente implicate nel discorsosulla lussuria come peccato capitale, e cioè quelle compulsive, che a volte sfiorano la “malattia”, o ancora, ma non da ultime, le degenerazioni del sesso, cioè l'inconfessabile: l'incesto. In questi casi di certo l'amore non ha alcuna relazione con l'agire in maniera lussuriosa. Non sono comunque i casi estremi che intendo prendere in considerazione, anche se, in linea di principio, devo ricordare che esistono, e sono probabilmente le vere storie di lussuria.
[img src=/data/rubriche/axuyax9vmuil1dd3aahf1197587329.jpg alt=Immagine align=sx> (“The Dreamers “, 2003)
Il vizio della lussuria riporta a infiniti esempi, ed è impossibile proporli tutti. Inoltre ha tantissime connessioni con altri peccati ed entrano a loro volta, in contraddizione con i Dieci Comandamenti. Non solo personaggi come Paolo e Francesca vengono presi in considerazione, ma nell'Inferno dantesco, per circoscrivere solo tale contesto,più colpevoli del peccato di lussuria sono ospitati nel secondo cerchio, il primo dei quattro in cui sono puniti gli incontinenti; nel Purgatorio sono presenti sulla settima cornice. La loro colpa consiste nell'aver ceduto, in vario modo, al desiderio carnale ("La ragion sommettono al talento"). Nel V canto Dante presenta infatti diverse figure di lussuriosi: Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride, Tristano.
Il filo logico che voglio mantenere,però, non riguarda solo gli aspetti della morale cristiana alla quale è rimandato il ragionamento che basa la Divina Commedia, dalla quale è , allo stesso tempo, inconcepibile non partire.
Quindi riprendendo il vizio subito discendente da questo appena raccontato, l'Invidia e le sue relazioni con l'Accidia (perché no?) verranno prese in considerazione nelle prossime settimane di festa, attraverso i paradigmi filosofici dell'Illuminismo, che con Kant risolveranno,almeno moralmente, la condizione viziata sulla quale l'uomo vive : l'intenzionalità al peccato.
Pensavamo, forse, a questo punto che non c'era salvezza per l'anima ?
Rosanna Perrone[/testo>[/testo>
Articoli correlati
Il 30 aprile 2025 Circus beatclub - Brescia celebra 26 anni di party con il top DJ Nic Fanciulli
23/04/2025 | lorenzotiezzi
il 30 aprile 2025 per circus beatclub - brescia è una data importante. Il club, oggi guidato da antonio gregori e dal suo staff (che insieme fanno ballare anch...
Nicola Siracusa: “Vi racconto la mia ‘Level Up’”
23/04/2025 | lorenzotiezzi
abbiamo incontrato nicola siracusa che ci ha raccontato com'è nata "level up" (looptrack / jaywork music), il suo nuovo singolo. «"Level up" è nata in ...
30/04 Oguz fa scatenare Bolgia - Bergamo
23/04/2025 | lorenzotiezzi
mercoledì 30 aprile 2025 il bolgia di bergamo si scatena con oguz, artista molto amato da chi vive da protagonista la scena elettronica mondiale. Nel top c...